Da alessitimia a dirimente: dalle aule dei processi le parole del 2024

Tutte le “parole difficili” che la cronaca giudiziaria ci ha proposto e che non sempre è stato facile comprendere

Da alessitimia a dirimente: dalle aule dei processi le parole del 2024
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Il 2024 in tribunale è stato l’anno per molti processi cruciali: dal primo grado per Alessia Pifferi, Alessandro Impagnatiello e Filippo Turetta, al secondo grado per l’omicidio di Serena Mollicone e per la tragedia di Rigopiano. In aula, dove sono state esaminate testimonianze e prove scientifiche differenti da caso a caso, sono state pronunciate alcune parole di uso decisamente non comune: ecco le principali.

Alessitimia

Si è parlato di alessitimia nel corso del processo ad Alessia Pifferi, per l’omicidio della figlia Diana. Successivamente si è accennato a questo concetto anche nella causa affrontata da Alessandro Impagnatiello. L’alessitimia non è una malattia, ma una condizione o una caratteristica: l’alessitimico non riconosce, non esprime e non prova emozioni - in base al grado della caratteristica stessa - oppure confonde le sensazioni percepite. A Pifferi e Impagnatiello è stata attribuita quindi questa caratteristica, col fine di spiegare in tribunale le specificità emotive degli imputati così come riscontrate nelle perizie.

Contumacia

Una condanna in contumacia può essere paragonata alla figura del cosiddetto “convitato di pietra”: è infatti quella che riguarda un imputato assente, ma in un certo senso presente (sebbene non fisicamente), al processo. La condanna in contumacia era giunta alla fine del 2023 per Nazia Shaheen, accusata dell’omicidio della figlia Saman Abbas: se n’è riparlato nel 2024 quando, a maggio, la donna è stata catturata in Pakistan e per lei è stato avviato un processo di estradizione che l’ha condotta in Italia in estate. Il processo di secondo grado per lei non si svolgerà quindi in contumacia, ma in presenza, con la relativa assoluzione o conferma della condanna - dipende ovviamente da quello che accadrà in dibattimento.

Preordinazione

Nei salotti televisivi che trattano la cronaca nera, una delle domande che più è ricorsa nel 2024 è: a Filippo Turetta sarà attribuita l’aggravante della premeditazione? La risposta, alla fine del processo di primo grado per l’omicidio di Giulia Cecchettin è sì, è stata l’unica aggravante che ha permesso al giudice di comminare al giovane l’ergastolo. Tuttavia ci si è sempre domandati se quella di Turetta fosse premeditazione - ovvero l’intenzione radicata nel tempo di organizzare e commettere un delitto - o preordinazione - ovvero la fase esecutiva del delitto. È molto sottile la differenza tra i due concetti, tanto che spesso in tribunale la questione è oggetto di un lungo braccio di ferro legale.

Dirimente

Cos’è che è dirimente o non lo è? Il significato di questa parola è “risolutivo” e viene usata per i dettagli di un caso che potrebbero sciogliere un giallo. E uno dei gialli più intricati del 2024 è stato probabilmente l’omicidio di Pierina Paganelli.

Il termine “dirimente” viene spesso usato negli approfondimenti televisivi da Davide Barzan, consulente della nuora di Pierina Paganelli Manuela Bianchi. Viene usato anche da altri esperti e tecnici del settore, ma l’opinione pubblica ha imparato a riconoscere e comprendere questa parola anche e soprattutto grazie a Barzan.

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