Rubava in tutta Italia con la banda rom. Ma il giudice lo scarcera

Un trentatreenne di etnia rom era stato arrestato lo scorso ottobre con l'accusa di far parte di un sodalizio criminale operante in tutta Italia. Ma nelle scorse ore il tribunale di Firenze ne ha disposto la scarcerazione

Rubava in tutta Italia con la banda rom. Ma il giudice lo scarcera
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Era stato arrestato lo scorso ottobre, con l'accusa di far parte di un sodalizio criminale che stava mettendo a segno rapine in abitazioni di tutta Italia. Avrebbe peraltro accumulato in passato condanne per 13 anni di reclusione complessivi. Ma nelle scorse ore, il giudice del tribunale di Firenze ne ha disposto la scarcerazione, consentendogli di scontare la pena residua agli arresti domiciliari e dando il via libera all'affidamento in prova richiesto dai suoi avvocati. Protagonista della vicenda che arriva dalla Toscana è un uomo di 33 anni di etnia rom, detenuto fino a pochi giorni fa nel penitenziario di Prato. Stando a quel che riporta FirenzeToday il trentatreenne, di stanza nel campo nomadi di Secondigliano (in provincia di Napoli) insieme ad altri otto uomini provenienti dalla medesima zona era finito in manette a Sesto Fiorentino, in un appartamento che la presunta banda che avrebbero formato utilizzava come "base logistica" durante i raid sul territorio toscano.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura della Repubblica di Firenze e consistite sia in indagini tradizionali che tecniche, sono state avviate a seguito di una denuncia di furto in abitazione sporta da una cittadina residente a Scandicci durante il mese di agosto. Le attività hanno permesso di ricollegare gli autori di tale furto a tantissimi altri episodi delittuosi per la commissione dei quali i malviventi erano soliti utilizzare una station wagon di grossa cilindrata, alla quale cambiavano targhe e colore della carrozzeria dopo ogni furto. I nove rom, che avrebbero agito a quanto sembra cambiando frequentemente ulteriori auto a noleggio per non lasciare traccia, avrebbe avuto a quanto pare un modus operandi consolidato.

Gli esecutori materiali venivano fatti scendere dall’autista in strade isolate, mentre quest’ultimo attendeva alla guida, con il motore acceso, mantenendosi in costante contatto con i complici nel frattempo in casa (i quali si erano guadagnati l'accesso tramite l'utilizzo di arnesi da scasso) avvisandoli dell’eventuale arrivo di pattuglie. E mantenendosi pronto a recuperare i restanti componenti al fine di dileguarsi rapidamente. Il trentatreenne rom risultava peraltro latitante, al momento del fermo: venne già scarcerato dal tribunale di Sorveglianza di Napoli che su richiesta del suo legale gli concesse l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Su queste basi, anche il tribunale del capoluogo toscano ha a quanto sembra accolto le richieste dei legali dell'arrestato. E quest'ultimo finirà dunque di scontare il cumulo di condanne ai domiciliari, svolgendo attività di volontariato.

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