Perseguita la ex con video hot e messaggi. Ma la vittima è un'omonima

Per un anno intero l'uomo ha inviato video e messaggi a sfondo sessuale alla sconosciuta pensando che fosse la ex fidanzata. Ora è a processo con l'accusa di stalking

Perseguita la ex con video hot e messaggi. Ma la vittima è un'omonima
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Per un anno intero un 60enne, L.M. (le iniziali del nome), ha inviato video e messaggi sessualmente espliciti a una sconosciuta credendo di interagire con la ex fidanzata. In realtà, si trattava di una omonima della presunta vittima designata. Un equivoco "a luci rosse" che è costato al 60enne una denuncia per stalking, poi sfociata in un processo penale davanti ai giudici del Tribunale di Roma. All'udienza di martedì mattina, la donna ha raccontato l'incubo in cui, suo malgrado, è precipitata: "Ricevevo chiamate e messaggi in continuazione. Quando ero in famiglia, durante gli orari di lavoro e addirittura mentre ero in compagnia di mio figlio, che all'epoca aveva solo due anni". L'imputato si è scusato per l'accaduto sostenendo che, all'epoca degli episodi contestati dall'accusa, era sotto l'effetto di psicofarmaci.

L'equivoco

Stando a quanto riporta Il Messaggero, i fatti risalgono al 2013. Un giorno Paola (nome di fantasia) riceve un messaggio da un contatto anonimo: "Mi ricordo che è iniziato un giorno qualunque, senza un'apparente motivazione. - il racconto della donna, assistita dall'avvocato Cinzia Roberti - All'inizio quando ho ricevuto le prime chiamate da un numero sconosciuto ho risposto tentando di spiegare che non ci conoscevamo e che probabilmente aveva sbagliato persona, ma non è servito a nulla". L'imputato, a suo dire, era convinto che si trattasse della fidanzata con cui aveva rotto dopo una relazione durata pochi mesi. Non si era rassegnato all'idea della separazione e dunque, quando la ex aveva cambiato numero, ha cercato il nuovo contatto sul web trovando il recapito telefonico della sconosciuta: stesso nome e cognome della presunta destinataria dei messaggi. "Quell'uomo ha rintracciato il mio numero di cellulare facendo una semplicissima ricerca online perché all'epoca facevo parte di un'associazione e avevo lasciato il mio contatto non immaginando potesse succedere una cosa simile", ha confermato la donna.

I video e messaggi hot

Il 60enne avrebbe cominciato a tempestare Paola di video e sms a sfondo sessuale, sia di notte che di giorno. "Erano tutti messaggi a sfondo sessuale. Schifosi. - ha raccontato la vittima - E poi ricevevo video erotici in cui lui mostrava le parti intime. Dapprima gli ho anche parlato e oltre a dirgli di smettere ho cercato di spiegargli che si stava sbagliando, che la donna che stava cercando non ero io. Gli ho detto che era un caso di omonimia e che non ci conoscevamo". A quel punto la donna decide di bloccare il numero: "Per qualche settimana c'è stata una pausa. Il telefono aveva smesso di vibrare e non ho più ricevuto video o sms nel cuore della notte". Poi, però, cominciano ad arrivare messaggi dello stesso tenore da numeri sconosciuti: "Dato che non sapevo che faccia avesse ho avuto anche paura che potesse presentarsi al lavoro o addirittura sotto casa. Potrebbe anche averlo fatto ma io non avevo la possibilità di riconoscerlo". L'incubo finisce dopo vari mesi, nel 2014, quando la donna decide di denunciare il presunto stalker.

La difesa dell'uomo

Finito a processo con l'accusa di stalking, l'uomo si è difeso alludendo a un presunto stato di alterazione psichica dovuta all'assunzione di psicofarmaci. "Ero incosciente vostro onore. - ha spiegato alla giudice Ilaria Amarù - Soffrivo di depressione e sono stato in cura da uno psicologo per diversi anni. Poi ho deciso di interrompere la terapia perché non potevo più permettermelo economicamente. Quando mandavo messaggi e facevo chiamate, prendevo una serie di psicofarmaci, benzodiazepine che mischiavo con una bottiglia intera di Jack Daniels. Quindi non mi rendevo conto di quello che stavo facendo".

Ma ci sono altri punti da chiarire che, verosimilmente, saranno discussi nella prossima udienza. Intanto sono arrivate le scuse pubbliche del 60enne: "Perdonatemi, - ha detto rivolgendosi agli avvocati - non volevo fare del male nessuno".

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