Pestaggio fuori da San Siro, l’ultrà dell’Inter Andrea Beretta se la cava con una multa

Pestaggio fuori da San Siro, l’ultrà dell’Inter Andrea Beretta se la cava con una multa
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“Noi qua i napoletani non li vogliamo”, aveva detto prima di fare partire il pestaggio. La vittima, un ambulante napoletano che stava vendendo gadget (foto di calciatori e altro) fuori da San Siro, era stata poi immobilizzata da un gruppo di quattro ultras interisti. Uno di loro, Andrea Beretta, come mostrato anche dai video agli atti dell'inchiesta, lo aveva travolto di botte e gli aveva poi tirato un calcio sulla gamba così violento da spezzargliela, a febbraio 2022. Gli ultras gli avevano anche impedito di usare il suo spray dell’asma, allontanandolo con un calcio mentre si trovava a terra. “Che mi interessa? Ti ammazziamo”, avevano detto.

Eppure Beretta, noto ultra dell’Inter con già un lungo curriculum noto alle forze dell’ordine, e già sottoposto alla sorveglianza speciale per via della sua "pericolosità sociale" se l’è cavata con una condanna a un anno di reclusione, convertita in pena pecuniaria e quindi in totale a una multa da 3600 euro. A deciderlo è stato il tribunale di Milano, con la giudice Mariolina Panasiti della nona sezione. A destare parecchio stupore tra i presenti in aula, il fatto che il coimputato di Beretta, sempre un ultra dell’Inter, per lo stesso episodio era stato condannato in abbreviato (che consente lo sconto di un terzo della pena) a due anni e quattro mesi di reclusione dal gup Giulio Fanales. Gli altri due che presero parte al violento pestaggio non sono invece mai stati identificati.

Ai entrambi gli imputati era stata contestata l’aggravante, poi caduta, di aver agito per futili motivi e con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso (per il riferimento delle loro parole alle origini napoletane della vittima, ndr) in più persone riunite e in occasione di una manifestazione sportiva.

Per Beretta, difeso dall’avvocato Mirko Perlino, la procura di Milano aveva contestato l'aggravante di aver commesso un delitto non colposo durante il periodo in cui era ammesso ad una misura alternativa alla detenzione in carcere (affidamento in prova al servizio sociale).

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