Solo fango mediatico. Archiviato Savoini per il caso Metropol

Il gip di Milano accoglie la richiesta dei pm per Savoini, Meranda, Vannucci e tre presunti intermediari russi. Salvini esulta sui social: "Aspettiamo le scuse e prepariamo le querele"

Solo fango mediatico. Archiviato Savoini per il caso Metropol

La famosa corruzione internazionale al Metropol di Mosca, con fondi neri da almeno "65 milioni di dollari", non c'è mai stata. Dopo quattro lunghi anni di inchieste, attacchi, maldicenze e insulti su Gianluca Savoini - e, per propaggine, su tutta la Lega di Matteo Salvini - la verità giudiziaria su questa vicenda da "Russiagate" è finalmente arrivata a galla. Il gip di Milano ha infatti accolto la richiesta dei pm e ha archiviato la posizione non solo del presidente dell'associazione Lombardia-Russia, ma anche dell'avvocato Gianluca Meranda, dell'ex bancario Francesco Vannucci e di tre presunti intermediari russi. Gli indagati erano stati chiamati a rispondere alla presunta trattativa, avvenuta all'hotel di Mosca con un incontro del 18 ottobre 2018. L'inchiesta era nata dopo che un audio dell'incontro al Metropol, registrato da Meranda e consegnato da lui ad alcuni giornalisti, era stato pubblicato dal sito americano BuzzFeed News (che, proprio in questi ultimissimo giorni, ha annunciato la propria chiusura).

In accoglimento, dunque, della richiesta dell'aggiunto Fabio De Pasquale e dei pm Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena, il giudice ha disposto l'archiviazione dell'accusa per Savoini, difeso dall'avvocato Lara Pellegrini. È stato accertato che non si è configurato alcun tipo di reato ipotizzato, in quanto non è mai stato individuato, infatti, un pubblico ufficiale russo come destinatario di parte delle presunte tangenti. Inoltre, nonostante le tante accuse infamanti da parte di alcuni media, "non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato" o "fornito un contributo". Del resto Salvini non è mai nemmeno stato sfiorato dall'inchiesta.

Ora Salvini pretende le scuse

Ora lo stesso ministro delle Infrastrutture esulta sui social, prendendosi una gustosa rivincita: "Archiviata l'inchiesta sui presunti fondi russi del caso Metropol. Adesso aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti". Del resto come si possono dimenticare i titoloni a caratteri cubitali pubblicati in prima pagina dall'Espresso in piena campagna elettorale delle europee? Il settimanale, diretto all'epoca da Marco Damilano, parlava espressamente di una "trattativa segreta per finanziare con soldi russi la Lega di Matteo Salvini".

E i dettagli emersi nel febbraio 2019 erano 'gustosissimi': "Tre milioni di tonnellate di gasolio da vendere a un'azienda italiana: così il piano della Russia per sostenere i sovranisti alle prossime elezioni europee si maschera da scambio commerciale. Il negoziato, condotto da un fedelissimo del vicepremier italiano". Ovvero Savoini stesso. E poi ancora: "Quei 3 milioni russi per Matteo Salvini: ecco l'inchiesta che fa tremare la Lega". Giovanni Tizian e Stefano Vergine parlarono espressamente di "un incontro segreto a Mosca". E di "una trattativa coi russi per finanziare la Lega. L'escamotage: una mega partita di gasolio. Il disegno: aiutare i sovranisti a vincere le elezioni europee". Poche settimane prima del voto cruciale dei cittadini europei per rinnovare i parlamentari di Bruxelles e Strasburgo i due giornalisti pubblicarono addirittura Il Libro nero della Lega, edito da Laterza: un'inchiesta giornalistica sul "lato oscuro del partito di Matteo Salvini", oramai facente parte dell'"internazionale sovranista".

Il commento dell'avvocato degli indagati

Con l'archiviazione dell'inchiesta per corruzione internazionale nella vicenda sui presunti fondi russi alla Lega, "si mette la parola fine dunque ad una vicenda dai tratti squisitamente giornalistici e certamente priva di rilevanza giuridica". Lo ha detto in una nota esprimendo soddisfazione l'avvocato Ersi Bozheku, legale di Gianluca Meranda e Francesco Vannucci. "La difesa - ha aggiunto - non ha mai coltivato dubbi in merito all'estraneità dei propri assistiti in ordine al reato contestato, così come, nel silenzio che la serietà che il sistema penale richiede nel rispetto del lavoro della magistratura, ha sempre confidato nella giustizia".

Il risultato dopo 4 anni di fango

Il tempo, tuttavia, è sempre galantuomo.

Dopo quattro anni da quegli "scoop" il risultato finale è sotto gli occhi di tutti: le elezioni europee del 2019 che l'Espresso voleva condizionare negativamente per la Lega - tramite la sua campagna mediatica di fango - furono stravinte da Matteo Salvini, l'indagine giudiziaria aperta a Milano è appena finita nel nulla e l'allora direttore responsabile del periodico del gruppo GEDI, come "premio" per questi scoop da premio Pulitzer, nel frattempo è finito (dallo scorso autunno) a condurre una striscia quotidiana d'informazione in Rai tutta incentrata ogni giorno ad attaccare il governo del centrodestra. Alla luce delle notizie uscite in queste ore, per Damilano si è trattato di un riconoscimento professionale assolutamente meritato: non c'è che dire.

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