Al termine delle indagini effettuate dalla Procura di Roma, il gip Emanuela Attura ha disposto il sequestro preventivo dell'armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, a Roma, dove lo scorso 11 dicembre Claudio Camipiti ritirò l'arma con cui compì la strage di Fidene: quattro donne, Fabiana De Angelis, Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi e Sabina Sperandio, furono uccise durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto.
I carabinieri del nucleo investigativo di via in Selci hanno notificato il provvedimento di sequestro e apposto i sigilli all'armeria in tarda mattinata. Nel provvedimento è prescritto "l'espresso divieto di effettuare il noleggio, a qualunque titolo, delle armi di proprietà del Tiro a Segno Nazionale-Sezione Roma e che abbiano accesso alle linee di tiro esclusivamente i soggetti titolari di una autorizzazione di Ps, se muniti di un'arma di esclusiva proprietà".
Oltre a Campiti, accusato di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, di tentato omicidio, in riferimento alle due persone rimaste ferite, e di porto abusivo di armi, risultano indagati nell'inchiesta del pm Giovanni Musarò coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un addetto all'armeria.
Secondo l'accusa, il presidente del poligono avrebbe omesso di adottare le cautele necessarie a custodire le armi "nell'interesse della sicurezza pubblica e ad impedire che le armi una volta prelevate dall'armeria fossero portate fuori dalla struttura", condotta ritenuta rilevante ai fini della commissione del reato e che ha permesso a Campiti, privo di porto d'armi, di allontanarsi dal poligono con la pistola Glock 41 e con diverse confezioni di proiettili calibro 45. In base alle ricostruzione effettuate, l'arma fu data a Campiti dal dipendente addetto all'armeria "affinchè percorresse i 247 metri che separano l'armeria dalla porta di accesso all'impianto con linee di tiro a circa 25 metri, attraversando necessariamente il parcheggio posto in prossimità dell'uscita, luogo aperto al pubblico perchè chiunque aveva la possibilità di accedervi senza legittima opposizione di chi su quel luogo esercitava un potere di fatto e di diritto", si legge nel provvedimento emesso dal gip.
Nel decreto è inoltre scritto che "appare evidente, sulla scrupolosa ricostruzione in fatto, che sussiste il pericolo che qualora non venga adottata la misura cautelare reale, la libera disponibilità dell'armeria del poligono di tiro di viale Tor di Quinto possa agevolare la commissione di altri reati, come avvenuto nel caso di specie e anche nel passato", facendo riferimento ad episodi precedenti la strage di Fidene, come quello del gennaio 2012, in cui un socio del poligono aveva utilizzato un'arma prelevata al poligono per
compiere una rapina in un ufficio postale di Firenze e quello del giugno del 2010, in cui un altro socio aveva messo fine alla sua vita con una pistola consegnata proprio dallo stesso dipendente indagato da questa mattina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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