Nel 2014, molestò sessualmente una 17enne all'interno di un ascensore, a Roma. Oggi, lunedì 14 novembre, i giudici della prima sezione penale di piazzale Clodio hanno condannato a 2 anni e 10 mesi Simone Borgese, l'uomo che stuprò una tassista romana, nel 2015, incassando una pena a 7 anni di reclusione. Era tornato in libertà lo scorso giugno.
La nuova condanna
I fatti relativi alla nuova condanna risalgono al 2014. Stando a quanto apprende l'Ansa, Borgese - all'epoca 30enne - abusò della ragazzina in un ascensore. Sulle prime, la 17enne a denunciò l'aggressore senza, però, riuscire a fornire dettagli utili agli investigatori per tracciare un identikit dell'offender. Successivamente, lo riconobbe da alcune foto pubblicate dai giornali dopo la vicenda dello stupro di una tassista romana. Da lì, tutte le indagini e gli accertamenti del caso che hanno portato alla sentenza odierna. La ragazza vittima dell'aggressione, è stata assistita dai legali della associazione "Differenza Donna". Con la condanna il giudice ha disposto anche una provvisionale per la vittima di 8mila euro.
Lo stupro della tassista
L'episodio risale all'8 maggio del 2015. La tassista, al tempo 43enne, fece salire Borgese a bordo del taxi nei pressi di un hotel in via Aurelia. La donna, dopo una serie di cambi di tragitto indicati dal cliente, si ritrovò in una stradina isolata di campagna, in zona Ponte Galeria. Al momento di saldare il conto, l'uomo la stordì dapprima con un pugno in faccia e poi, ne abusò. Dopodiché sottrasse alla vittima anche l'incasso della giornata e si diede alla fuga.
A pochi giorni dalla violenza sessuale, Borgese fu rintracciato dalla Squadra Mobile capitolina diretta, all'epoca, da Luigi Silipo. Messo alle strette, si assunse le responsponsabilità del fatto: "Mi ha preso un raptus", fu la sua spiegazione. In appello, nel 2016, fu condannato per stupro a 7 anni di carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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