Dopo la sentenza della Corte d'Appello che ha negato il risarcimento alle famiglie di sette giovani universitari morti nel terremoto de L'Aquila che nel 2009 rase al suolo il capoluogo abruzzese e la palazzina in via Gabriele D'Annunzio 14 dove abitavano, ne arriva un'altra destinata a far discutere: lo stesso trattamento è stato riservato anche per la morte della studentessa di ingegneria Ilaria Rambaldi, nata a Lanciano (Chieti) e morta il 6 aprile 2009 a causa del sisma.
La nuova sentenza
Se per i sette giovani è stata decretata una "condotta incauta", nel caso di Ilaria la sua colpa sarebbe stata quella di essere rimasta a L'Aquila per il suo "attaccamento al dovere, l'impellente esigenza di terminare le ore di laboratorio (dalla stessa definite un 'incubo' nel parlarne con la madre), il fatto che la stessa conviveva ormai da mesi col terremoto e che neppure a seguito della più forte scossa del 30 marzo aveva scelto di dormire all'aperto o lasciare la città". La povera Ilaria, quindi, sarebbe stata colpevole di essere "troppo studiosa" leggendo tra le righe della sentenza. Secondo i giudici "appare improbabile che le informazioni veritiere e corrette che attendeva per prendere una decisione (di andarsene dal capoluogo d'Abruzzo in preda allo sciame sismico, ndr) l'avrebbero indotta a lasciare la città". Ergo, siccome Ilaria aveva deciso di rimanere a L'Aquila, la "colpa" (intesa come responsabilità) è stata sua.
La richiesta della famiglia
La richiesta di risarcimento che avanzò la madre, l'avvocato Maria Grazia Piccinini, nacque dal processo alla Commissione grandi Rischi dove è stato condannato Bernardo De Bernardinis, vice capo della Protezione Civile, che avrebbe diffuso "informazioni scorrette circa l'evoluzione e pericolosità dello sciame sismico in corso (in particolare, sostenendo la teoria dello 'scarico graduale di energià secondo cui, in buona sostanza, il succedersi di piccole scosse avrebbe impedito il verificarsi di un evento tellurico di elevata intensità)". Ecco che, dopo le parole di De Bernardinis, la ragazza si sarebbe sentita più al sicuro rimandendo a dormire al chiuso e nell'appartamento poi crollato a causa del sisma.
Secondo il parere dei giudici che non hanno accolto né ricorso né tantomeno il risarcimento, "non si rinviene una variazione nelle condotte e precauzioni tenute dalla Rambaldi rispetto al terremoto prima, e dopo aver appreso informazioni ingannevoli…. Neppure può dirsi che ove la Rambaldi avesse ricevuto informazioni corrette anziché ingannevolmente rassicuranti circa l'andamento del fenomeno sismico si sarebbe determinata a lasciare L'Aquila". In conclusione, uno stralcio della sentenza pubblicato da AdnKronos stabilisce che "non vi è prova del nesso causale tra la condotta del convenuto chiamato e le decisioni della vittima che ne determinarono il decesso".
L'accusa della madre: "Sentenze illogiche"
Dopo il responso dei giudici, la madre di Ilaria ha iniziato la sua invettiva spiegando che si tratta di "sentenze illogiche sotto ogni punto di vista da parte della Corte d'Appello dell'Aquila. Mi chiedo tante cose, ma quella più frequente è: 'perché?' Perché continuare ad infierire quando ormai tutto si è fermato, sedimentato, separando l'acqua dalla sabbia, quando il fumo è svanito e quando le macerie sono ridiventate case". L'accusa dell'avvocato Piccinini nei confronti dei giudici risiede nel fatto che la Corte d'Appello continuerebbe a "sfornare sentenze che creano scompiglio, non solo nelle famiglie delle vittime ma anche nelle menti sensate, nei ragionamenti logici delle persone...", ha dichiarato all'AdnKronos.
La domanda retorica dell'avvocato madre di Ilaria è come sia possibile che in un processo civile per chiedere il risarcimento "a colui che è stato condannato per aver rassicurato le persone, cioè De Bernardinis, viene perso dalle famiglie di coloro che, credendo alle rassicurazioni, si sono fidate e sono rimaste a dormire?" Alla domanda finale su come si sente dopo questa sentenza, l'avvocato ha risposto di non saper rispondere concludendo che tutto il male "che potevano fare lo hanno fatto, togliendo, oltre che la vita, la preziosa e indiscussa ed indiscutibile dignità a mia figlia e
agli altri ragazzi morti. Cosa si può fare? Molto probabilmente niente, grazie alla doppia conforme della Cartabia che impedisce il ricorso per Cassazione. È finita qui? Non lo so. La vergogna continuerà per sempre".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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