Sono passati 22 anni da quando Desirée Piovanelli, 14 anni, venne uccisa in una cascina di Leno, in provincia di Brescia, a pochi passi da casa. Per il delitto furono condannati tre ragazzi, all'epoca minorenni, e l'unico adulto del gruppo, Giovanni Erra. Quest'ultimo avrebbe dovuto scontare una pena a 30 anni di reclusione ma, con buona probabilità, tornerà in libertà nel 2025, con sette anni di anticipo. Intanto i genitori della vittima continuano a spingere per la riapertura della indagini, certi che i presunti mandanti dell'omicidio siano ancora a piede libero.
Il papà di Desirée
Maurizio Piovanelli, il papà di Desirée, non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia. Lo ha fatto dentro e fuori le aule dei tribunali, con gli appelli attraverso i giornali e le tv. "Dietro la morte di mia figlia c'è dell'altro - racconta l'uomo al Corriere della Sera -. Ulteriori responsabilità, anche di persone potenti, che però nessuno vuole trovare fino in fondo". Lui un'idea se l'è fatta: "Penso che Desirée sia stata vittima di un giro di prostituzione minorile che va ben oltre il tentato stupro, ma c'è troppo paura di parlare".
L'inchiesta sui presunti mandanti
L'inchiesta non è mai decollata davvero, finendo per essere archiviata nel 2021. Tuttavia il gip ha disposto la conservazione in sequestro delle due tracce di Dna maschile isolate all'epoca sul giubbotto della 14enne e non ancora attribuite ad alcuno. "Una piccola speranza - afferma Maurizio Piovanelli - affinché un giorno si possa indagare ancora. Con i miei legali ci stiamo lavorando". Quanto al secondo filone d'indagine va precisato che né la procura né il giudice hanno ravvisato elementi tali da ritenere necessari ulteriori approfondimenti. E i tre ragazzi condannati per l'omicidio, interpellati nel 2019, hanno ribadito quanto già dichiarato in precedenza. Nessuna contraddizione, nessun elemento a suffragio dell'ipotetica pista sulla rete di pedofili della Bassa bresciana.
L'omicidio
Desirée venne uccisa il 28 settembre del 2014. All'epoca la ragazza frequentava la prima superiore del liceo scientifico di Manerbio. Aveva solo 14 anni e un amore smisurato per gli animali. Uno dei ragazzini coinvolti nel delitto le tese una trappola, invitandola a vedere una cucciolata di gattini in una cascina disabitata. Fu ingannata, molestata e uccisa. Tentò anche di difendersi, ma nulla potè contro la supremazia del branco. Il corpo martoriato della giovane venne ritrovato il 2 ottobre successivo nella cascina abbandonata. Le successive indagini portarono all'identificazione dei responsabili: uno ha sempre negato di aver partecipato al massacro, mentre il più piccolo del gruppo, ammettendo le proprie responsabilità chiamò in causa Giovanni Erra.
La versione di Erra
All'epoca dei fatti 36enne, Erra venne condannato a 30 anni di carcere. Difeso dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, l'uomo continua a professarsi innocente. Nel 2019 chiamò in causa un presunto testimone: "Qualcuno sa chi è il vero e unico assassino", disse. A scagionarlo ci sarebbero alcune intercettazioni: "Quel giorno ero a casa, ci sono le intercettazioni". Nel 2025, dopo aver scontato 23 anni di carcere, potrebbe tornare in libertà.
Anche i tre minorenni, oggi diventati adulti, hanno finito di scontare le rispettive pene. Ma il papà di Desirée non intende mollare, anche se sa che è dura: "Non mi sorprende, - dice - l'ergastolo a vita è il nostro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.