"Le violenze sono state assolutamente gratuite e prive di qualsiasi giustificazione e gli esercizi, le autovetture e i beni pubblici danneggiati e oggetto di atti di vandalismo nulla tra l’altro avevano a che fare con il tema oggetto della manifestazione". Sono le parole contenute nell'ordinanza del gip Guido Salvini a carico di sei anarchici accusati, a vario titolo, di resistenza aggravata, danneggiamento e di violazioni in materia di ordine e sicurezza pubblica, per il corteo in solidarietà ad Alfredo Cospito, l'11 febbraio di quest'anno, recluso al 41 bis e all'epoca in sciopero della fame da diverse settimane. Proprio oggi l'anarco-insurrezionalista è in aula per la sentenza della corte d'Assise d'Appello di Torino nel processo che ha per obiettivo il ricalcolo della pena relativa a uno solo degli episodi contestati, l'attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) del 2 giugno 2006, che la Cassazione ha riqualificato come 'strage politica'. La pg di Torino ha comunque ribadito per lui la richiesta di ergastolo. Cospito segue l'udienza in video collegamento dal carcere di Sassari.
Nella manifestazione di Milano rimasero feriti sei agenti. Si legge nell'atto che "gli odierni indagati, insieme ad un gruppo cospicuo di sodali, hanno utilizzato vere e proprie tecniche di guerriglia urbana per avanzare contro la forza pubblica e respingere il loro schieramento, provocando così disordini e finendo per ferire diversi agenti". Per due antagonisti, Samuele Cattini e Gabriele Tomasi, è stata disposta la misura cautelare dell'obbligo di presentazione, due volte alla settimana, alla polizia giudiziaria. Il primo infatti, si legge nel provvedimento, "presenta una serie continuativa e specifica di condanne, e in più di pendenze giudiziarie, per reati connessi a manifestazioni politiche ( e anche sportive)". Il secondo è stato condannato nel 2022 dalla Corte d’appello di Milano per resistenza a pubblico ufficiale.
Il gip ha anche poi disposto la misura cautelare dell'obbligo di dimora nei comuni di residenza, per tre indagati e una misura del divieto di dimora a Milano per uno di loro, a cui è proibito di trattenersi a qualsiasi titolo in città. Secondo il gip, il quadro "complessivamente emerso, dunque, oltre alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, evidenzia come esista il concreto pericolo di reiterazione di reati da parte degli odierni indagati, collegati ad azioni di protesta nell’ambito del movimento anarchico e ad un modus operandi tipico che contraddistingue il loro agire e cioè quello di sostenere le proprie idee tramite una mobilitazione violenta". E ancora si legge che "la militanza assidua degli odierni indagati all’interno di gruppi dell’area anarchico-radicale, la persistenza nel partecipare alle manifestazioni di matrice anarchica organizzate in solidarietà a Cospito, anche successive a quella dell11 febbraio e comunque l’alta probabilità dell’organizzazione di ulteriori e future manifestazioni, anche non strettamente legate alla “causa” del 41 bis, dimostrano come per essi si potranno presentare diverse occasioni favorevoli alla commissione di nuovi reati". Dunque secondo il gip, "deve ragionevolmente ritenersi quindi che, trattandosi di soggetti che hanno palesemente dimostrato la loro propensione alla violenza come metodo di lotta politica e quindi per le modalità con cui intendono portare avanti le proprie idee, ricorrendo e accettando appunto l’utilizzo della violenza, risulti il concreto pericolo di reiterazione di reati della medesima indole di quelli per i quali si procede".
Secondo le indagini della Digos di Milano e della pm Francesca Crupi, i sei indagati sono accusati di resistenza aggravata perché "trovandosi nella fila di testa del corteo subito dietro lo striscione rinforzato con il plexiglass dagli stessi sostenuto, al fine di respingere lo schieramento operato dai Reparti Inquadrati della Polizia di Stato, in tenuta anti sommossa, impegnati nel far arretrare il corteo, usavano violenza per opporsi alle forze dell’ordine". Due di loro lo facevano in particolare, stando al capo di imputazione, "colpendo colpivano gli agenti schierati con un bastone di legno", un'altra "sferrava un calcio con la gamba sinistra in direzione degli scudi della forza pubblica schierata e li colpiva con una bottiglia di vetro", mentre altri tre contribuivano alla carica nei confronti delle forze dell’ordine spingendo il corteo contro gli agenti ed impattando direttamente con il cartellone rinforzato in plexiglass contro i Reparti Inquadrati della Polizia di Stato".
Tre di loro sono poi accusati di danneggimaento perché, stando all'accusa, "distruggevano un cestino dell’immondizia divellendolo e trascinandolo al centro della carreggiata e, successivamente, concorrevano, con altri soggetti non identificati, al danneggiamento del plateatico del “Bar Madison”, in porta Romana a Milano. Su questo episodio in particolare, Cattini "prendeva e trascinava alcune piante della parte esterna dell’esercizio commerciale, al centro della carreggiata al fine di ostacolare il passaggio delle forze dell’ordine".
E un'altra indagata "prendeva, ribaltava per terra e trascinava un fungo da riscaldamento dell’esercizio commerciale al centro della carreggiata per ostacolare l’avanzata delle forze dell’ordine e prendeva una sedia dell’arredamento esterno del locale per lanciarla nei confronti delle forze dell'ordine e ostacolarne il passaggio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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