"I passaporti, i calci allo stomaco, gli insulti". Il racconto dell'orrore del tifoso di Tel Aviv

"Usciamo dalla metro e ci affianca un Van nero. Scendono in 7-8, urlano insulti e ci picchiano". Il racconto della vergognosa caccia all'ebreo avvenuta ad Amsterdam

"I passaporti, i calci allo stomaco, gli insulti". Il racconto dell'orrore del tifoso di Tel Aviv
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La notte dell'orrore di Amsterdam non potrà passare in sordina. Troppo grave, troppo simile a tutto quello contro il quale, alla fine della Seconda guerra mondiale, il mondo aveva dichiarato, credendoci fermamente, "mai più". Invece eccoci di nuovo, nel 2024, a raccontare di una vera e propria caccia all'ebreo, di nuovo, degli agguati e delle umiliazioni inferte a un gruppo di persone solo perché ebree. Un racconto dell'orrore che qualcuno nega e altri giustificano, perché i soliti tifosi cretini, che sono in ogni comitiva organizzata, hanno fatto bisboccia nelle strade e inneggiato alla guerra di Gaza. Cori deprecabili, così come le bandiere palestinesi strappate, ma tutto questo non può giustificare le spedizioni punitive e nemmeno la caccia all'ebreo per le strade, che ha obbligato le persone a mostrare il proprio passaporto per dimostrare di non essere israeliane.

"Prendiamo la metro, verso la zona della stazione, dove c’erano i nostri hotel. Alcuni vogliono andare a dormire, altri vogliono fare bisboccia sotto l’obelisco in piazza Dam. All’uscita, mi affianca un Van nero. Scendono in 7-8. Urlano insulti, ebrei di merda. Buttano per terra me e i miei amici. Ci chiedono il passaporto, lo controllano e lo buttano via. Intanto, picchiano", racconta uno dei tifosi del Maccabi Tel Aviv finito nella trappola al Corriere della sera. "Mi tengo la testa con le mani, rigetto sul marciapiede perché mi hanno dato un calcio allo stomaco. Una mano mi strofina la faccia nel mio vomito. Piango. All’improvviso, la presa si allenta. Mi alzo e comincio a correre verso la piazza della stazione, dove intanto vedo le luci blu della Polizia, che fino a quel momento non è intervenuta. Il van mi insegue, mi affianca, mi dà una botta sulla gamba che mi fa cadere, poi prosegue", aggiunge nel suo racconto dell'orrore.

Volevano ucciderli? Il tifoso dice di no, ne è certo: "Volevano umiliarci e vederci terrorizzati. Che forse è quasi peggio". Lui è uno di quelli che ha subito le conseguenze, è ferito alla gamba ma per fortuna sta bene. È rientrato a Tel Aviv con i voli organizzati da Benjamin Netanyahu d'urgenza per riportare a casa gli israeliani, che fino a ieri sono stati costretti a rimanere bloccati nei loro hotel, senza poter uscire, per paura che ci fossero altre spedizioni punitive. Secondo il procuratore di Amsterdam, quanto accaduto nella notte tra giovedì e venerdì è un "evento non spontaneo", che altro non vuol dire che "evento organizzato". Il tam-tam come spesso accade si è sviluppato tramite i social, soprattutto Telegram.

A prendere parte alla spedizione sono stati soprattutto i giovani della numerosissima comunità araba e musulmana di Amsterdam, olandesi spesso di terza e seconda generazione, mai integrati e capaci di odio profondo. L'Europa è ancora un posto sicuro? Verrebbe da dire di no, il che avrebbe importanti ripercussioni. Qualunque cosa di sbagliato abbiano fatto i tifosi del Maccabi, che hanno certamente avuto comportamenti censurabili, non giustifica le violenze successive. Il che fa pensare che si sia trattato di un semplice pretesto per compiere la spedizione.

L'Europa dovrebbe fare delle serie riflessioni in merito, senza fanatismi e ideologie, ponendosi davanti alla realtà: nel cuore del Continente ci sono gruppi pronti a tutto, che non aspettano altro che una scintilla per innescare poderosi incendi, di cui Amsterdam potrebbe essere solo un inizio.

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