Joe Biggs, uno dei leader dell’organizzazione di estrema destra Proud Boys, è stato condannato a 17 anni di carcere per aver partecipato all'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Si tratta di una delle sentenze più lunghe pronunciate contro uno dei manifestanti coinvolti in quell’evento, superata solo dai 18 anni ricevuti dal fondatore del movimento Oath Keeper, Stewart Rhodes. Le accuse a suo carico vanno dalla cospirazione e ostruzione di procedimento ufficiale, alla distruzione delle proprietà governative.
Secondo il giudice distrettuale di Washington Dc Timothy Kelly, le azioni del condannato e del suo gruppo hanno “distrutto la nostra pacifica tradizione di passaggio del potere”. Inizialmente, l’accusa aveva chiesto 33 anni per Biggs e gli altri capi dei Proud Boys, sostenendo che essi fossero le menti dietro l’assalto al Campidoglio e che avessero incitato i manifestanti alla violenza. La sentenza è stata ridimensionata per non creare eccessive disparità con gli altri condannati. Inoltre, Biggs non ha partecipato attivamente agli scontri con la polizia.
In tribunale, l'uomo ha chiesto la clemenza della corte e, come riportato dalla Cnn, ha dichiarato di essersi fatto “sedurre dalla folla”. “Non sono un terrorista, volevo solo vedere cosa sarebbe successo”, ha continuato Biggs. “La curiosità ha avuto la meglio su di me e ora dovrò conviverci per il resto della mia vita”.
Un altro membro di spicco dei Proud Boys e capo della sezione di Philadelphia, Zachary Rehl, è stato condannato a 15 anni di carcere con le medesime accuse. Il giudice Kelly lo ha ritenuto meno responsabile della pianificazione della sommossa, ma ha posto l’accento sulle molteplici volte in cui l’uomo ha mentito durante il processo. In particolare, l'uomo avrebbe negato di aver bersagliato un agente di polizia con spray al peperoncino, nonostante vi sia una prova video delle sue azioni. L’avvocato difensore di Rehl ha cercato di spostare la colpa sull’ex presidente Donald Trump, accusandolo di aver dato ottime motivazioni ai suoi sostenitori per dubitare del risultato elettorale.
“Non credo che sentenze così lunghe per aver dato ascolto al proprio presidente siano giuste”. Un tentativo, questo, stroncato sul nascere dal giudice Kelly: “Menzogne pronunciate da ufficiali pubblici sono un fattore mitigante molto debole”.
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