Bancarotta miliardaria. E Scholz finisce nei guai per un oligarca

La fortuna di René Benko nel settore immobiliare sta crollando e la sua caduta potrebbe lasciare un segno indelebile sul retaggio del cancelliere

Bancarotta miliardaria. E Scholz finisce nei guai per un oligarca
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Quando cade un impero, la sua ombra morente si allunga anche sugli insospettabili. La bancarotta sta consumando il patrimonio di René Benko, l’oligarca austriaco beniamino dei tabloid per il suo stile di vita da perfetto miliardario: moglie modella, chalet, un gigantesco yacht dove è passata la politica di Vienna e un lato “di lavoro” che in molti hanno definito “opaco”. Sorprende, dunque, che ad una figura sempre sotto i riflettori si possa accostare il cauto e schivo cancelliere Olaf Scholz.

René Benko è un self-made man. È cresciuto in una casa di 60 metri quadrati a Innsbruck e non ha mai completato il liceo. A 20 anni ha guadagnato il suo primo milione ristrutturando soffitte e, da lì, è partita la sua ascesa: negozi, palazzi storici nei centri città di tutto il mondo e catene di grandi magazzini sono finite nelle mani dell’oligarca che, secondo Forbes, ha un patrimonio personale di 5.9 miliardi di dollari. Oggi non vi è un progetto urbanistico in Germania che non porti il suo nome. Determinante per la scalata di Benko al vertice della catena alimentare è stato il suo legame con la cerchia conservatrice austriaca e, pare, anche con la politica tedesca.

Il nome dell’oligarca, infatti, è legato a doppio filo con Amburgo, di cui proprio Scholz è stato sindaco dal 2011 al 2018. Erano gli anni della rinascita del centro urbano, con la conversione del vecchio quartiere portuale di HafenCity e dei magazzini di mattoni rossi in una delle zone più alla moda della seconda città della Repubblica federale. I due progetti cardine del rilancio voluto dall’attuale cancelliere erano due: la Elbphilharmonie, sala concerti inaugurata nel 2017, e la Elbtower, un grattacielo di 245 metri disegnato da David Chipperfield. A vincere l’appalto per questo edificio è stato proprio René Benko e, nonostante la forte opposizione interna, sembra che Olaf Scholz sia rimasto ammaliato dall’idea di incoronare la sua città con il palazzo, progettato per sembrare un’onda che si schianta e si solleva verso il cielo.

Della Elbtower sono stati costruiti venti piani (circa cento metri), e oggi è un cadavere circondato da gru immobili. Il Covid, infatti, ha colpito duramente l’impero dell’oligarca austriaco, e il grattacielo di Amburgo è stato la vittima perfetta. La maggior parte dei suoi 100mila metri quadrati, infatti, avrebbe dovuto essere occupata da uffici, ma il crollo della domanda per locazioni di lavoro, unito all’aumento del costo delle materie prime e dei tassi, ha costretto il tycoon ad arrendersi. L’amministrazione della città ha minacciato di prendere il controllo del cantiere se il lavoro di costruzione non riprenderà in tempi brevi, cosa improbabile visti i tempi molti difficili che il dominio di Benko sta affrontando. Trovare un altro sviluppatore sarà molto difficile.

La Elbtower, dunque, sembra destinata a rimanere incompiuta per anni, un testamento al cattivo giudizio di Olaf Sholz che si è fatto sedurre dalla combinazione di “uomo forte” e fascino austriaco del del self-made mogul.

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