"Altri sei mesi per aiutare Kiev": perché il sostegno Usa scricchiola

Shutdown evitato, ma le incomprensioni con Kiev sembrano appena cominciate. Da Mosca, Peskov commenta: "la stanchezza, rispetto alla guerra, sta aumentando"

"Altri sei mesi per aiutare Kiev": perché il sostegno Usa scricchiola

Shutdown evitato per Joe Biden, ma il gioco con la Nato e Kiev potrebbe davvero cominciare a farsi duro. Troppo. Dopo un weekend al cardiopalama per dilazionare il tempo necessario a superare il blocco dei conti al Congresso, ancora nessuna risposta o notizia giunge a proposito del futuro degli "assegni" all'Ucraina. E mentre le tensioni salgono, perfino un sostenitore della prima ora, sembra ormai aver "abbandonato" Kiev: Elon Musk ha preso di mira il presidente ucraino, deridendolo sull-ex Twitter. "Quando sono passati cinque minuti e non hai chiesto aiuti per l'Ucraina", ha scritto Musk ripostando su X una versione del famoso meme "strained face".

Le misure anti-shutdown non inficeranno l'aiuto a Kiev, parola di Biden

Un brutto colpo per gli equilibri del conflitto che, unitamente al trionfo elettorale in Slovacchia dei florussi, rischia di incrinare le certezze di Kiev. Per questa ragione, il presidente Usa intende chiamare gli alleati per rassicurarli sul proseguire del sostegno americano all'Ucraina. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali la telefonata potrebbe avvenire già martedì.

L'accordo passato al Congresso, che tampona la discordia per almeno altre sei settimane, non menziona affatto i fondi all'Ucraina. Un compromesso al ribasso, di facile votazione, privo dell'annunciato sostegno da sei miliardi di dollari all'Ucraina. Rappresentanti di entrambi i partiti del Congresso americano, sulle prime, hanno dichiarato di essere convinti che presto verrà approvata una legge per stanziare i fondi destinati a Kiev e promessi nel corso del bilaterale alla Casa Bianca tra Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Anche per questa ragione, poco dopo la votazione che ha sciolto le tensioni, Biden ha voluto richiamare all'ordine lo speaker della Camera Kevin McCarthy, chiedendo di rispettare gli impegni, dopo i passi falsi degli ultimi giorni. "Non possiamo per nessun motivo - aveva dichiarato il Presidente- interrompere il sostegno americano all'Ucraina". La Casa Bianca è dunque in attesa di nuove mosse da parte dei membri del Congresso nelle prossime settimane, ma è chiaro che il braccio di ferro sull'assitenza all'Ucraina risentirà dei rapporti di forza numerica anche fra sei settimane, quando tornerà lo spauracchio dello shutdown.

Le ipotesi del Wsj

A rinfocolare lo spauracchio di un sostegno che va verso l'elettroencefalogramma piatto, perfino una fonte insospettabile come il Wall Street Journal, che ipotizza che i fondi del Pentagono destinati all'Ucraina stiano terminando. Si tratterebbe di cinque miliardi di dollari rimasti nelle casse della Difesa americana per garantire armi e assistenza sulla sicurezza all'Ucraina, dopo le misure salva-shutdown.

In pratica, gli aiuti disponibili sono sufficienti per coprire appena sei mesi e equivalgono al 12% del totale dei 43,9 miliardi che gli Stati Uniti hanno messo a disposizione da quando, nel febbraio dell'anno scorso, la Russia ha invaso l'Ucraina. La precisazione sui conti del Pentagono arriva dopo che a maggio era stato scoperto un errore di contabilità che aveva permesso di ottenere per l'Ucraina più fondi di quelli che realmente Washington può permettersi.

Un errore madornale per una superpotenza, legato anche al modo di valutare gli armamenti forniti. Uno scivolone imbarazzante o una foglia di fico? Domenica scorsa, di fronte al proliferare degli allarmismi i due segretari alla Difesa di Washington e Kiev hanno intrattenuto una conversazione nella quale sarebbero stato ribadito il sostegno Usa all'Ucraina, oltre che discusso delle priorità di sicurezza per Kiev.

La reazione del Cremlino all'accordo sullo shutdown

I commenti non sono tardati ad arrivare dal Cremlino, nelle parole di Dmitry Peskov. Il portavoce, infatti, sostiene come gli Stati Uniti continuano a essere coinvolti nel confitto in Ucraina, nonostante la decisione del Congresso di cancellare aiuti previsti per Kiev per evitare lo shutdown che è "un fatto temporaneo".

Secondo Mosca, infatti, l'inversione di tendenza è ormai cominciata e, con la campagna elettorale che entra nel vivo, l'"abbandono" non potrà che essere sempre più evidente. Per Peskov questo voto dimostra che la stanchezza, rispetto alla guerra, sta aumentando negli Stati Uniti, oltre che in Europa, ma soprattutto porterà "ulteriori contraddizioni" oltre che alla "frammentazione dell'establishment politico", riferendosi sia agli equilibri interni alla Nato che all'Unione Europea.

La reazione di Kiev allo scampato shutdown negli Usa

"Sarebbe una gran felicità per Putin e non solo per lui, ma per tutti i regimi autocratici, se gli Stati Uniti si ritirassero dall'assistenza che garantiscono al nostro Paese". Si è espresso così, in un'intervista alla Cnn, il consigliere per la Sicurezza nazionale dell'Ucraina, Oleksiy Danilov, dopo che il presidente Biden ha firmato il testo approvato dal Congresso che ha evitato lo shutdown. La butta sul messianico, Danilov prevedendo che "l'oscurità potrebbe rapidamente travolgere molti Paesi", convinto che "gli americani debbano scegliere tra la luce o prepararsi a eventi davvero inattesi che potrebbero verificarsi", sebbene si sia dichiarato certo che sia gli americani che i componenti del Congresso sapranno fare la scelta più saggia.

E tuona: "Dobbiamo vedere se gli Stati Uniti saranno responsabili rispetto alla democrazia nel mondo, se resteranno il Paese che sostiene la democrazia o se saranno il Paese che starà a guardare mentre gli stati autoritari prendono sempre più territorio - ha detto - Se gli Stati Uniti sono un bastione della democrazia nel mondo, allora la risposta dovrebbe essere chiara a tutti". "Sappiamo che è iniziato negli Usa un processo politico, un processo elettorale. Non interferiamo in questo processo in nessun modo, ma - ha rimarcato - ci piacerebbe molto che non incidesse sullo sviluppo della democrazia nel mondo".

Da Kiev i timori di una stanchezza americana ed europea, soprattutto in vista delle elezioni americane che potrebbero favorire il Gop, scoperchiano l'orizzonte del futuro all'indomani dello scansato shutdown.

Cosa potrebbe accadere se arrivasse lo stop dagli Usa e dall'Europa? "Tutto può succedere" aveva dichiarato Zelensky, aggiungendo come "L'Ucraina deve crescere e capire che ad un certo punto potremmo ritrovarci soli", frase che ha ripetuto durante tutta l'estate.

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