Bill Gates ora fa...il latifondista. Ma è bufera sui suoi investimenti

Bill Gates si conferma, anche quest'anno, "Farmer Bill", per via dei suoi investimenti nei terreni agricoli. A stabilirlo è l'indagine annuale della rivista specializzata Land Report

Bill Gates ora fa...il latifondista. Ma è bufera sui suoi investimenti

Bill Gates non è mai stato un agricoltore ne é famoso per avere un grande pollice verde. Ha deciso di cambiare mestiere? No, ma allora perché, anche quest'anno, la rivista specializzata Land Report lo ha soprannominato "Farmer Bill"? Il fondatore di Microsoft e "filantropo" possiede circa 275.000 acri di terreno agricolo negli Stati Uniti, secondo l'edizione 2022 del Land Report, un'indagine annuale sui maggiori proprietari terrieri del paese. Una proprietà grande quasi come Hong Kong. Si conferma, dunque, uno dei maggiori proprietari terrieri negli Stati Uniti, in crescita rispetto all'anno precedente, tenendo conto che, complessivamente ci sono 895,3 milioni di acri di terreno agricolo in America, secondo un rapporto del Dipartimento dell'Agricoltura. Sorge un dubio spontaneo: è lo stesso Gates che l'anno scorso ha promesso di donare "praticamente tutta" la sua fortuna alla sua fondazione filantropica?

Il fondatore di Microsoft nella bufera

Quando gli è stato chiesto di spiegare questi suoi investimenti in una recente sessione di "ask me something" su Reddit, ha risposto così: "Possiedo meno di 1/4000 dei terreni agricoli negli Stati Uniti. Ho investito in queste aziende agricole per renderle più produttive e creare più posti di lavoro. Non è coinvolto alcun grande progetto, infatti tutte queste decisioni vengono prese da un team di investimento professionale". Per quanto riguarda i molto ricchi, ha aggiunto, "penso che dovrebbero pagare molte più tasse e dovrebbero dare via la loro ricchezza nel tempo. È stato molto appagante per me ed è il mio lavoro a tempo pieno", ha continuato Gates, come riporta Business Insider. Le sue parole, tuttavia, non bastano a smorzare le polemiche contro i suoi investimenti.

Come spiega il National Formers Union, i terreni agricoli tendono ad accumulare continuamente valore a un ritmo più veloce rispetto agli immobili o alle azioni in borsa, rendendolo un investimento intelligente per coloro che possono permetterselo, anche se non hanno intenzione di fare attivamente gli agricoltori. Come risultato di questi investimenti, quasi il 40% dei terreni agricoli statunitensi è ora di proprietà di non agricoltori, che li affittano a loro volta ai produttori agricoli. Il trasferimento della proprietà delle aziende agricole a soggetti non agricoli e stranieri ha implicazioni molto negative per gli agricoltori, le comunità rurali e l'ambiente, con buona pace di Gates. Innanzitutto, ha fatto salire il prezzo dei terreni agricoli. Nel 1970, l'acro medio di terreno agricolo americano costava circa 1.000 dollari (adeguato all'inflazione). Nei successivi 5 decenni, il prezzo è più che triplicato, arrivando a 3.160 dollari per acro. Ciò significa che la fattoria media di 444 acri che sarebbe costata 444.000 dollari nel 1970 ora vale 1,4 milioni di dolari.

La promessa di Gates

"Le grandi crisi del nostro tempo richiedono a tutti noi di fare di più". Parola di Bill Gates, che nei mesi scorsi ha annunciato via Twitter che trasferirà 20 miliardi di dollari della sua ricchezza alla sua Fondazione, la Bill & Melinda Gates Foundation, e che "guardando al futuro" prevede di donare quasi tutta la sua ricchezza all'ente. Obiettivo del fondatore di Microsoft è quello di "uscire dalla lista delle persone più ricche del mondo". "Ho l'obbligo di restituire le mie risorse alla società nei modi che hanno il maggiore impatto per ridurre la sofferenza e migliorare la vita- scrive su Twitter -.E spero che anche altri in posizioni di grande ricchezza e privilegio si facciano avanti in questo momento".

Belle parole, ma i suoi investimenti personali, al momento, sembrano andare in una direzione molto diversa. Un po' come quando si fa paladino della lotta ai cambiamenti climatici e poi decide di spostarsi, non in treno, ma con un lussuoso jet privato.

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