I punti chiave
La Marina del Brasile ha annunciato di aver affondato, nel tardo pomeriggio di ieri, l'ex portaerei "Sao Paulo", con un'operazione pianificata e controllata. Secondo i vertici militari della nazione sudamericana l'affondamento è avvenuto in pieno oceano Atlantico, a circa 350 km dalle coste del Brasile, in un punto dove le profondità dell'oceano raggiungono i 5mila metri.
Secondo il ministero della Difesa di Brasilia, la decisione è maturata dopo mesi di riflessione, durante i quali i politici hanno capito che l'operazione si era resa necessaria poiché il deterioramento della galleggiabilità dello scafo aveva fatto aumentare a dismisura il rischio di un affondamento accidentale e incontrollato.
Le polemiche
Gli ambientalisti sono sul piede di guerra. L'associazione francese Robin des Boif ha definito la nave "un pacco tossico da 30 mila tonnellate" mentre Greenpeace, Sea Shepherd e Basel Action Network hanno rilasciato una dichiarazione congiunta denunciando "una violazione di tre trattati internazionali sull'ambiente oltre a danni incalcolabili, con impatti sulla vita marina e sulle comunità costiere".
Persino il pubblico ministero federale del Brasile, che ha cercato in tutti i modi di fermare l'operazione, ha avvertito delle conseguenze, sottolineando che la portaerei contiene 9,6 tonnellate di amianto oltre a 644 tonnellate di inchiostri e altri materiali pericolosi.
La storia della portaerei
La nave "Sao Paulo", che originariamente apparteneva alla Marina militare francese con il nome Foch, era stata venduta proprio dai transalpini ai brasiliani nel 2000. Nel giorno di San Valentino di 6 anni fa la Marina del Paese sudamericano ne aveva annunciato il ritiro dal servizio entro il 2020. L'anno successivo il cantiere navale Sok Denizcilik l'aveva acquistata per rottamarla, minacciando poi di abbandonarla perché non riusciva a trovare un porto che la accogliesse.
L'estate scorsa infine la
portaerei doveva essere condotta in Turchia per lo smantellamento definitivo, ma, all'altezza dello Stretto di Gibilterra, le autorità ambientali turche avevano cambiato idea, facendo compiere alla nave un rapido dietrofront.
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