Adesso dicono che è pazza e la sua rivolta solitaria non ha nulla a che fare con il velo. È una povera squilibrata, una che si è messa a fotografare senza motivo studenti e professori. Tutto questo non lo sostengono solo a Teheran, ma anche chi si rifiuta, qui in Italia, di credere alle storie su Sherazade. Lo fanno, alzando il dito, per amore della verità, quella assoluta che vede nell'Iran un avamposto contro ciò che resta dell'impero americano. Quello che l'Occidente in fondo ha sempre qualcosa da farsi perdonare e non è il caso di andare a guardare le «pagliuzze» negli occhi degli altri. Non importa che le pagliuzze siano i nomi di tutte le donne massacrate perché non si sottomettono a un regime teocratico. Adesso dicono che spogliarsi fino a restare in mutandine e reggiseno sia cosa da nulla. Non c'è mai stata una polizia morale a molestarla. Non c'è nessun gesto rivoluzionario da raccontare. La ragazza dell'università di Teheran è una fake-news, a cui credono i gonzi e i fascisti mascherati. Non c'è orgoglio e dignità. La poveretta va ignorata, perché non ha neppure la forza poetica di Alda Merini. Ignoratela. È strana questa cosa. La ragazza non è pazza, ma facciamo finta che lo sia: la sua ribellione non sarebbe ancora più rivoluzionaria? È lei che dice al mondo, una volta di più, che l'ayatollah è nudo. Il prezzo che la donna pagherà sarà disumano.
Non c'è nulla di peggio, come denuncia la Nobel Shirin Ebadi, che finire da dissidente in un manicomio iraniano, dove la tortura è metodica e quotidiana. Il dissenso contro il potere assoluto è sempre una malattia mentale. La ragazza si chiama Ahou Daryaei e il nome della giornalista che la definisce pazza non è poi così importante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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