Condanna per l'ex agente Stasi. Uccise al confine di Berlino Est

Dieci anni a Martin Naumann, oggi 80enne: sparò a un giovane che voleva passare a Ovest. È la prima sentenza del genere

Condanna per l'ex agente Stasi. Uccise al confine di Berlino Est
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Cade goccia a goccia il tempo in Germania, in contrasto con l'immagine di dinamicità di un Paese che si racconta in grado di fare i conti col proprio passato, anche il più oscuro. Una di queste gocce ha terminato la caduta ieri in un'aula del tribunale di Berlino, dove si è chiuso il conto che Martin Manfred Naumann aveva con la giustizia. È un ex tenente del ministero per la Sicurezza dello Stato (Stasi), la macchina di spionaggio e repressione della Repubblica democratica tedesca (Ddr). Oggi 80enne, N. è stato condannato a dieci anni di carcere perché riconosciuto colpevole dell'omicidio di Czesaw Kukuczka, un operaio polacco, commesso alla frontiera tra Berlino Est e Ovest il 29 marzo 1974. Dopo 50 anni è stato punito uno dei crimini del comunismo, al termine di un processo iniziato nel 2023 in cui l'imputato ha costantemente taciuto coprendosi il volto con un faldone. La sentenza di primo grado non è definitiva e Naumann, per ora, non andrà in carcere. Ma il verdetto è significativo perché per la prima volta un ex agente della Stasi viene condannato per omicidio. Inoltre, la sentenza pronunciata dal giudice Bernd Miczajka invia un chiaro messaggio agli estremisti sia di sinistra sia di destra che guardano con rimpianto alla Ddr. È l'Ostalgie, il mito del socialismo reale della Germania Est che «ha fatto anche cose buone». Come sottolineato da Miczajka, invece, l'assassinio di Kukuczka «non è stata un'azione individuale per motivi personali, ma pianificata e compiuta senza pietà dalla Stasi», che era «spada e scudo del Partito» di unità socialista tedesco (Sed), al governo della Ddr ininterrottamente dalla fondazione nel 1949 alla caduta nel 1990. Per il magistrato, Naumann ha sparato «alla fine di una catena di comando», venendo decorato per l'uccisione dell'operaio polacco. Sognava la libertà dal giogo del comunismo, Czesaw, e per questo era disposto a tutto: a lasciare la moglie e i tre figli, a entrare nell'ambasciata di Polonia a Berlino Est il 29 marzo 1974 con quella che affermava essere una bomba nascosta in una valigetta. Se non fosse stato autorizzato a passare oltre il Muro per trasferirsi da parenti negli Stati Uniti, minacciò l'operaio, l'ordigno sarebbe esploso. Non vi era alcuna bomba come si sarebbe scoperto in seguito, ma il timore di un attentato fu sufficiente a disporre che Kukuczka venisse scortato al valico di frontiera della Friedrichstraße da due ufficiali della Stasi. Era qui che aspettava in borghese Naumann., animato da un sogno diametralmente opposto a quello di Czesaw: il socialismo reale da servire con cieca obbedienza, fino a «rendere innocuo» l'obiettivo, come affermava l'ordine che gli era stato impartito.

Mentre Kukuczka era a pochi metri dalla libertà, il tenente della Stasi gli si avvicinò da dietro e gli sparò un colpo alla schiena con la pistola d'ordinanza.

Czesaw morì poco dopo in un ospedale per detenuti della Stasi: il suo omicidio si era consumato davanti agli sguardi inorriditi di una scolaresca in visita a Berlino Est dall'Assia, in Germania Ovest. Oltre il velo della coesistenza pacifica e della distensione con l'Occidente, il socialismo reale della Ddr aveva rivelato il suo vero volto sulla Cortina di ferro.

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