Stop di Harley-Davidson alla svolta woke: così la rivolta dei biker ha fermato l'azienda

Spaventati dal possibile boicottaggio, i vertici dell'azienda hanno confermato l'addio alle politiche talebane DEI: "Non vogliamo spaccare la nostra comunità"

Stop di Harley-Davidson alla svolta woke: così la rivolta dei biker ha fermato l'azienda
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Stop alla svolta woke: ufficiale il passo indietro di Harley-Davidson dopo le vibranti polemiche delle ultime settimane. La celebre azienda produttrice di motociclette ha annunciato di voler rinunciare alle politiche DEI (diversità, uguaglianza e inclusione), con un’attenzione particolare all’assunzione di dipendenti per questioni etniche o culturali. Entrata nell’immaginario collettivo grazie a film come “Easy Rider” e “Il selvaggio”, la casa ha dovuto fare i conti con una campagna di boicottaggio online molto simile a quella che ha affossato la Bud Light. Da qui il ripensamento sulle politiche iper-progressiste.

“Siamo rattristati dalla negatività con cui sui social media sono stati accolti i nostri programmi. Non intendiamo dividere in alcun modo la comunità Harley-Davidson”, si legge nella nota diramata dall’azienda. Stop alla priorità a minoranze e donne, mentre è stato sancito l’addio all’Human Rights Campaign, che assegna un punteggio alle aziende in base alle politiche promosse. La linea è chiara: l’attenzione è rivolta ai“clienti più fedeli”.

"Come marchio di consumo, ci concentreremo esclusivamente sulla crescita dello sport del motociclismo e sul mantenimento della nostra fedele comunità di motociclisti, oltre al supporto che già forniamo ai primi soccorritori, ai membri attivi dell'esercito e ai veterani", si legge ancora nel comunicato diramato dall’azienda. Tutto era partito dalla denuncia dell’influencer conservatore Robby Starbuck: dal boot camp Lgbt alla sponsorizzazione di eventi Pride, una serie di iniziative woke molto distanti dagli appassionati di Harley-Davidson.

Intervistato da Fox News Digital, Starbuck ha accolto con entusiasmo la mossa dell’azienda:“Abbiamo un movimento per abbattere le politiche DEI e il wokeism nelle aziende americane e riportare un po’ di buonsenso sul posto di lavoro”.

Futuro da scrivere invece per il CEO Jochen Zeitz, che si era speso in prima persona per promuovere le politiche DEI, basti pensare alle ingenti donazioni alle campagne Lgbt per la fondazione della Camera di commercio arcobaleno del Wisconsin oppure all’organizzazione di corsi di formazione ad hoc per i dipendenti.

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