"Devo dimettermi?". E il sondaggio su Twitter beffa Musk

Il magnate affida agli utenti di Twitter il proprio futuro. "Devo dimettermi? Mi atterrò al risultato". Ma l'esito è una beffa. Ecco cosa può accadere ora

"Devo dimettermi?". E il sondaggio su Twitter beffa Musk

"Dovrei dimettermi?". Alla fine il sondaggione lanciato da Elon Musk si è rivelato un boomerang. A quella domanda diretta, che l'imprenditore sudafricano aveva lanciato su Twitter, la maggioranza degli utenti ha risposto di sì. Secondo i frequentatori della piattaforma, fondatore di Tesla dovrebbe dimettersi da amministratore delegato della società che gestisce il social network. A esprimersi nella surreale indagine statistica proposta da Musk sono stati oltre 17,5 milioni di utenti. Dopo 12 ore a diposizione per esprimere una preferenza, il 57,5% dei partecipanti ha votato a favore dell'auto-esclusione del magnate (diversamente a scegliere "no" è stato il 42,5% ).

"Devo dimettermi?", il sondaggio di Elon Musk

"Dovrei dimettermi da capo di Twitter? Mi atterrò ai risultati di questo sondaggio", aveva scritto Musk sulla piattaforma, specificando per l'appunto di voler assecondare il parere dei frequentatori del social network. Un simile sondaggio era già stato aperto nelle scorse settimane dal fondatore di Tesla e SpaceX per decidere del ripristino sulla piattaforma dell'account dell'ex presidente Donald Trump. La maggioranza dei votanti si era espressa a favore e il magnate aveva effettivamente dato seguito a quella volontà. "Vox populi, vox Dei", aveva chiosato in riferimento al parere del virtuale popolo sovrano. Nonostante la riammissione su Twitter, l'ex inquilino della Casa Bianca aveva però scelto di non tornare a utilizzare quello strumento.

Twitter, cosa accade se Musk si dimette

E anche ora, stando a quanto promesso, Musk dovrebbe assecondare gli esiti di quel paradossale sondaggio. Se lo facesse davvero, cosa accadrebbe? Gli scenari sarebbero sostanzialmente due: l'arrivo di un nuovo amministratore delegato vicino al magnate o persino il ritiro di quest'ultimo da ogni impegno nella società. Il che sarebbe ancor più clamoroso, visto che l'impenditore aveva acquistato Twitter solo pochi mesi fa alla cifra record di 44 miliardi di dollari. Dopo quella mossa, Musk aveva intrapreso una serie di azioni sulla piattaforma che avevano fatto discutere. La più recente: quella d'impedire agli utenti di pubblicare link da social media rivali come Facebook, Instagram e Mastodon, pena la possibile esclusione dal social network.

Aveva diviso i pareri anche la volontà dell'imprenditore di lanciare un piano di autenticazione degli account a pagamento e altrettante

polemiche era sorte dopo la sospensione dei profili di alcuni giornalisti che avevano condiviso informazioni sugli spostamenti del jet privato di Musk. Il Il 4 novembre scorso, inoltre, Twitter aveva licenziato tutto il management e metà dei suoi 7.500 dipendenti.

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