La Cina non ha mai sostenuto né tanto meno finanziato Hamas. Lo ha fatto, semmai, indirettamente. In che modo? Stringendo accordi miliardari con l'Iran e il Qatar, che a loro volta vantano, loro sì, legami strettissimi con il gruppo filo palestinese responsabile del blitz contro Israele dello scorso 7 ottobre. La situazione è dunque delicata in tutti i sensi. Se dal punto di vista militare Tel Aviv ha reagito assediando la Striscia di Gaza, nel tentativo di estirpare Hamas, e dando il via ad un'operazione che potrebbe trascinarsi ancora per settimane, sul fronte diplomatico ancora non si vedono attori capaci di risolvere l'annosa questione palestinese. Pechino, come detto, predica equilibrio e dialogo. Ma, agli occhi degli Stati Uniti, il filo economico che unisce il Dragone a Teheran e Doha vanifica la sincerità degli sforzi cinesi.
Gli accordi tra Cina e Iran
Nel 2021, Iran e Cina hanno firmato un accordo di cooperazione della durata di 25 anni. Ricordiamo che Pechino è il principale partner commerciale di Teheran e che è stato il più grande acquirente di petrolio iraniano prima che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, reintroducesse le sanzioni unilaterali nel 2018. Il patto citato prevede investimenti cinesi per circa 400 miliardi di dollari nei settori dell'energia e delle infrastrutture iraniane. L'Iran, a sua volta, garantisce a Pechino un approvvigionamento stabile di petrolio e gas a prezzi competitivi.
A questo proposito, è interessante leggere i dati forniti da Kpler. Nel corso degli ultimi tre anni, la Cina ha triplicato le importazioni di petrolio iraniano, passando da una media di circa 324 mila barili al giorno del 2020 ai 770 mila del 2022. Lo scorso agosto, l'Iran ha esportato oltre la Muraglia la bellezza di 1,5 milioni di barili al giorno, e cioè la quantità più alta dal 2013. Come se non bastasse, negli ultimi anni il Dragone ha lavorato per trasformare il partner iraniano in un hub strategico della Nuova Via della Seta, come dimostrano i richiamati investimenti infrastrutturali ed energetici (e non solo).
Il punto è che il fiume di denaro proveniente da Pechino e transitante da Teheran rischia di finire, per dinamiche esterne alle volontà cinesi, nelle tasche di Hamas, Hezbollah e degli Houthi. Ovvero gruppi accomunati da una certa vicinanza al governo iraniano e dal desiderio di eliminare Israele. A sua volta nemico giurato dell'Iran.
Gli accordi tra Cina e Qatar
Lungo l'asse Doha-Pechino c'è da segnalare un accordo freschissimo. Il Qatar ha accettato di fornire al colosso petrolifero cinese Sinopec gas naturale per 27 anni. Secondo quanto riferito dall’azienda petrolifera statale emiratina Qatar Energy, la nazione qatariota invierà al Dragone tre milioni di tonnellate di gas all’anno.
Sinopec incrementerà inoltre la sua esposizione nel progetto di espansione del campo North Field, uno dei più grandi giacimenti di gas naturale non associati al mondo, situato al largo della costa nord-orientale della penisola del Qatar. Stando ad un ulteriore accordo raggiunto dalle due aziende, nella seconda fase del progetto, Qatar Energy cederà a Sinopec una partecipazione del 5% in una joint venture con una capacità annua di sei milioni di tonnellate.
Cina, Giappone e Corea del Sud sono i principali mercati di sbocco per il gas del Qatar, ricercato assiduamente anche dai Paesi europei dopo l'offensiva russa dell’Ucraina. Lo scorso aprile, Sinopec è stata la prima azienda asiatica ad assicurarsi una partecipazione nel progetto North Field, il cui progetto d’espansione rientra nella Qatar National Vision 2030.
Un’ulteriore intesa per approvvigionamento di gas naturale per 27 anni era già stata raggiunta dalla Cina con il Qatar ad aprile 2022, con un ammontare di quattro milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto su base annua. In tutto questo, è bene non perdere di vista il profondo legame ideologico che unisce Qatar e Hamas. Ed è bene ribadire che alcuni dei leader del gruppo filo palestinese vivono a Doha e dintorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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