George Soros dice basta. Il banchiere filantropo cede il controllo del suo impero da 25 miliardi di dollari al figlio Alexander, già presidente dell'Open Society Foundations (Osf). Un passaggio di testimone atteso e nel segno della sinistra: nella prima intervista da "successore" rilasciata al Wall Street Journal, il trentasettenne ha affermato di voler ampliare gli obiettivi del padre: "La pensiamo allo stesso modo, ma io sono più politico". La strada è tracciata: sostegno incondizionato a cause come il diritto all'aborto e i diritti Lgbt.
Il figlio di Soros non è esattamente un novellino: ha già visitato la Casa Bianca quattordici volte in poco più di un anno e ha incontrato nomi di spicco del mondo democratico, a partire dal capo della maggioranza dem al Senato Usa Chuck Schumer. Ma non solo: recentemente ha avuto un confronto con il presidente brasiliano Lula e il primo ministro canadese Justin Trudeau. Attraverso l'Osf ha messo sul piatto 1,5 miliardi di dollari all'anno per i gruppi che sostengono i diritti umani e la costruzione della democrazia in tutto il mondo, a cominciare dalle università e da altre istituzioni educative.
Parlando dei suoi obiettivi, Alex Soros si è detto preoccupato del possibile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, rimarcando che la sua famiglia fornirà un contributo notevole ai democratici per le presidenziali in programma nel 2024: "Per quanto mi piacerebbe tenere fuori il denaro dalla politica, finchè lo farà l'altra parte, dovremo farlo anche noi". Soros jr, inoltre, ha manifestato apprensione per il restringimento della libertà di espressione all'interno delle università.
Alex Soros è stato nominato presidente dell'Osf lo scorso dicembre ed è l'unico membro della famiglia nel comitato di investimento che supervisiona il Soros Fund Management. Inoltre, dirige anche l'attività politica del gruppo come presidente del Comitato di azione politica (Pac) e del Pac democratico. Il 37enne prevede di stanziare 125 milioni di dollari per il comitato di azione politica. Secondo fonti vicine alla famiglia, nella gestione degli affari è maniacale, tanto da occuparsi di dettagli che il padre ignorava. Alle riunioni si presenta con un piccolo taccuino che riempie di appunti. "Può fare impazzire per la sua praticità", la confidenza di Anthony Romero, direttore esecutivo dell'American Civil Liberties Union che riceve finanziamenti OSF.
Preferito al fratellastro maggiore Jonathan per la gestione dell'impero familiare, Alex Soros si è fatto conoscere sui social network per le decine di foto scattate insieme ai politici democratici. Da Nancy Pelosi a Barack Obama, passando per il già citato Chuck Schumer, definito "un buon amico". Tra le varie visite alla Casa Bianca, la più recente risale al 1° dicembre: meeting con l'allora consigliere del capo dello staff Ron Klain, Nina Srivastava, che ha lavorato alla campagna presidenziale di Biden. Quel giorno ha partecipato anche alla cena organizzata dal presidente e dalla first lady Jill in onore del presidente francese Emmanuel Macron e della moglie Brigitte.
Per quanto riguarda la sua attività politica, dal 2018 ad oggi ha destinato circa 5,7 milioni di dollari in comitati di azione politica di sinistra e nelle casse della campagna democratica.
Ha inoltre lavorato con la democratica Stacey Abrams per migliorare l'affluenza alle urne: in particolare, si è attivato per aiutare i dem a rivolgersi agli elettori latini e di colore. Più patriottici e più inclusivi, il suo indirizzo: "Solo perché qualcuno vota Trump non significa che sia perso o razzista".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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