Negli ultimi giorni si sono susseguite proteste da parte degli abitanti dei villaggi situati nei pressi del fiume Siang, nello stato nord-orientale dell'India dell'Arunachal Pradesh, rivendicato dalla Cina come parte integrante del proprio territorio. Delhi ha infatti iniziato ad effettuare indagini di fattibilità per avviare la costruzione del Siang Upper Multipurpose Project, un progetto da 13,2 miliardi di dollari che darà vita ad un bacino idrico in grado di contenere nove miliardi di metri cubi d'acqua, nonché di generare 11.000 megawatt di elettricità, più di qualsiasi altro progetto idroelettrico indiano. Poco importa se almeno 20 villaggi locali saranno sommersi e circa altre due dozzine rischieranno di finire parzialmente sommersi: le autorità indiane hanno intenzione di rispondere, colpo su colpo, a quelle cinesi. Il motivo? La corsa ad accaparrarsi le risorse idriche dell'area. Sta infatti per prendere forma una guerra dell'acqua ad alta quota tra le vette dell'Himalaya, lungo il tesissimo confine che separa India e Cina.
La guerra dell'acqua tra India e Cina
L'India, constato il dinamismo cinese lungo i confini sino-indiani, ha accelerato la costruzione di vari progetti. Per quanto riguarda l'Arunachal Pradesh, il governo statale guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi ha ordinato l'invio di forze paramilitari in loco per sedare le proteste (anche se non si sono ancora verificati scontri). I manifestanti, ha spiegato Al Jazeera, hanno però fatto spare che non intendono trasferirsi dai loro villaggi. "Il governo sta prendendo possesso della mia casa, la nostra Ane Siang, e la sta trasformando in un'industria. Non possiamo permettere che ciò accada", ha dichiarato Gegong Jijong, presidente dell'iniziativa comunitaria Siang Indigenous Farmers' Forum (SIFF).
Il primo ministro dell'Arunachal Pradesh, Pema Khandu, insiste sul fatto che il progetto non è in programma "solo di una diga idroelettrica", ma che il "vero obiettivo del piano è salvare il fiume Siang". Il fiume Siang nasce vicino al monte Kailash in Tibet, dove è noto come Yarlung Zangbo. Entra poi nell'Arunachal Pradesh e diventa molto più largo. Noto come Brahmaputra nella maggior parte dell'India, scorre poi in Bangladesh prima di sprofondare nella baia del Bengala. Ebbene, tra Delhi e Pechino è iniziata una sempre meno silenziosa contesa geostrategica per l'acqua che, negli ultimi anni, è spesso sfociata in mortali scontri di confine.
Diga contro diga
Un mese fa la Cina ha approvato la costruzione della sua diga più ambiziosa (e più grande del mondo) sullo Yarlung Zangbo, nella contea di Medog in Tibet, appena prima che il fiume entri in territorio indiano. Adesso l'India ha nuovamente accelerato i piani per concretizzare il progetto del Siang Upper Multipurpose Project risalente al 2017. Questa contro-diga servirebbe sostanzialmente all'India per mitigare l'impatto negativo dei progetti di dighe cinesi. Delhi sostiene che il grande bacino della diga di Siang compenserebbe l'interruzione del flusso del fiume causata dalla futura diga di Medog e che proteggerebbe dalle inondazioni improvvise o dalla scarsità d'acqua.
La nuova mega-diga nella contea di Medog sullo Yarlung Zangbo farà impallidire persino la diga delle Tre Gol , attualmente la più grande diga idroelettrica del mondo, nella Cina centrale.
Pechino afferma che il progetto sarà fondamentale per raggiungere il suo obiettivo di emissioni nette zero entro il 2060, e le agenzie di stampa cinesi hanno riferito che la diga costerà 137 miliardi di dollari. La contro-diga indiana non farà altro che gettare ulteriore benzina sul fuoco. La guerra per l'acqua sta per entrare nel vivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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