2014, Stati Uniti. Un patrimonio da 4,5 miliardi di dollari, per Forbes – a 30 anni – è la più giovane donna miliardaria a non aver ereditato la propria fortuna. Maglioni dolcevita neri, poltrone di Le Corbusier, dieta vegana e in ufficio alle 5 del mattino. L’erede di Steve Jobs, per qualcuno. La storia di Elizabeth Holmes ricorda un po’ quella di mister Apple da un certo punto di vista, tra aneddoti stuzzicanti e un percorso da favola. E la sua Theranos, startup fondata nove anni prima dal nulla, promette di rivoluzionare il mondo della biomedica, complice il supporto dei pezzi grossi della Silicon Valley.
Maggio 2023, sempre Stati Uniti. Elizabeth Holmes deve andare in carcere durante il giudizio d'appello contro la sua condanna per quella che è stata definita la "truffa più grande di sempre". Questo quanto deciso dai giudici, che hanno respinto la richiesta della donna – madre devota e volontaria per l’assistenza alle donne vittime di violenza sessuale – di restare libera durante il ricorso contro la condanna a oltre undici anni di carcere per aver frodato gli investitori. Il tribunale, inoltre, ha raccomandato che la 39enne sconti la pena in una prigione femminile federale di minima sicurezza a Bryan, in Texas.
La storia di Elizabeth Holmes
Ascesa e caduta di una delle imprenditrici più chiacchierate degli ultimi venti anni, in grado di trasformare per sempre l’industria tecnologica a stelle e strisce. Una storia che parte da lontano, dal 2003 per la precisione, e che procede spedita sulle montagne russe, fino all’esponenziale salita nell’Olimpo dell’imprenditoria statunitense. E, di conseguenza, al rovinoso crollo: dalle copertine dei più importanti giornali al mondo al carcere, da perfetta testimonial del sogno americano alle manette.
Elizabeth Holmes fonda la start up biomedica Theranos nel 2003 dopo aver abbandonato la Stanford University. Nulla di sorprendente, lo stesso percorso intrapreso da altri imprenditori tecnologici di successo, da Bill Gates a Mark Zuckerberg. Durante il periodo alla guida dell’azienda, raccoglie milioni di dollari da investitori di alto profilo con un unico obiettivo: mettere a punto una macchina - chiamata Edison, dal nome dell’inventore americano Thomas Edison - capace di eseguire più di 240 diverse analisi del sangue prelevando appena una goccia di sangue e non le classiche numerose provette.
Una giovane imprenditrice con grande personalità e bella presenza, ma soprattutto brava a ottenere soldi da investitori famosi – da Rupert Murdoch al fondatore di Oracle Larry Ellison – e il sostegno di numerosi protagonisti della vita politica e imprenditoriale. Theranos raccoglie nel giro di pochi mesi oltre 700 milioni di dollari, necessari per operare negli anni iniziali di sviluppo, privi di entrate. La pubblicità, inoltre, è di spessore: da Henry Kissinger al generale Jim Mattis, la start up della Holmes vanta grandi sponsor.
Diagnosi più rapide e meno costose rispetto ai laboratori tradizionali e con una piccola quantità di sangue: questa la promessa di Theranos, attenta nel curare i rapporti con i media e sempre più protagonista sul mercato tra collaborazioni e partnership. Nel 2014 Elizabeth Holmes inizia a comparire sulle copertine di Fortune e Forbes, inanellando endorsement di caratura internazionale. Come già anticipato, ecco l’erede di Steve Jobs: la diligente manager di Theranos come leader della nuova generazione di geniali imprenditori.
Le prime crepe e il fallimento di Theranos
Elizabeth Holmes è l’emblema del successo di Theranos, ma anche della sua opacità. Come verrà messo in evidenza tempo dopo, la start up nelle sue presentazioni aggiunge i loghi di importanti aziende farmaceutiche senza chiedere il permesso, così da ottenere molta più credibilità. Diverse le presunte partnership, come i presunti test realizzati e mai privati. Basti pensare al presunto utilizzo della macchina Edison in scenari di guerra in Afghanistan e in Iraq, cosa mai avvenuta.
Con Theranos al zenit della popolarità inizia la lenta e inesorabile discesa agli inferi di Elizabeth Holmes. Nel 2015 la Food and Drug Administration apre un’indagine su una serie di analisi del sangue realizzate dalla start up biomedica risultati sballati. Dopo qualche mese, l’inchiesta sul Wall Street Journal firmata dal giornalista investigativo John Carreyrou, già vincitore di due premi Pulitzer. Il cronista contatta due ex dipendenti di Theranos che vuotano il sacco: dai malfunzionamenti al clima tossico in azienda, fino ai comportamenti dittatoriali di Holmes and Co.
Nonostante i tentativi dei pezzi grossi della società di bloccare la pubblicazione dell’articolo, niente da fare: l'investitore di Theranos e editore del Wsk, Rupert Murdoch dà il via libera. Carreyrou accende i riflettori sui disservizi della macchina Edison e sui potenziali rischi per i pazienti. Numerose le testimonianze di analisi completamente sballate, ma fortunatamente senza nessuna conseguenza per la salute. Elizabeth Holmes prova a smontare le accuse, ma presto diventa impossibile. Theranos smette di operare nel giro di pochi mesi, passando da una valutazione di circa 9 miliardi di dollari a zero. Nel 2018 il fallimento definitivo.
La vicenda di Theranos porta con sé importanti ripercussioni su tutta l’industria tecnologica, a partire dalla comunicazione delle start up e dai rapporti tra i media e il settore tecnologico, senza dimenticare l’impatto sulla Silicon Valley. Elizabeth Holmes nel giugno del 2018 viene condannata insieme al braccio destro Ramesh Balwani per nove capi di frode e due accuse di cospirazione per commettere frodi. “Ha mentito e imbrogliato gli investitori per raccogliere fondi”, il giudizio del tribunale. Nel novembre del 2022 Elizabeth Holmes viene condannata a 11 anni e 3 mesi e un periodo di tre anni di rilascio sulla parola dopo la pena detentiva. 13 anni, invece, per Balwani. In una sentenza separata, il giudice distrettuale Edward Davila ordina ai due deus ex machina di Theranos di pagare 452 milioni di dollari alle vittime.
Oggi Elizabeth Holmes è una madre devota e vive insieme al compagno Billy Evans. È volontaria per una hotline per i casi di stupro.
“Ho commesso così tanti errori e c’erano tante cose che non sapevo e non capivo”, le sue parole ai microfoni del New York Times a sette anni dall’ultima intervista rilasciata. Una storia di luci e ombre con un’unica certezza, la “truffa più grande di sempre”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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