Ispettori di Nordio alla Corte d’Appello sull’evasione di Uss dalla villa di Milano

L’uomo d’affari in attesa di estradizione negli Usa è fuggito in Russia. I giudici nel mirino. Meloni al Copasir: "Non è colpa del governo, ma di un altro organo dello Stato"

Ispettori di Nordio alla Corte d’Appello sull’evasione di Uss dalla villa di Milano

E adesso l’incredibile fuga di Artem Uss, l’uomo d’affari russo ricercato dagli Stati Uniti e uscito senza sforzo dall’Italia, diventa una grossa grana per la magistratura milanese. Perché ormai è chiaro che solo una sottovalutazione della pericolosità del russo da parte dei giudici ha consentito che Uss potesse tagliare la corda. Ieri, dopo una settimana di interrogativi e di polemiche, a rendere ufficiale la direzione presa dall’affare è il ministro della Giustizia Carlo Nordio che decide di rendere nota una ispezione sul palazzo di giustizia milanese. Le fonti del ministero che comunicano la decisione del Guardasigilli parlano genericamente di «accertamenti di natura ispettiva in merito alla sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico», senza indicare quale sia l’ufficio nel mirino.

Ma la parte già emersa della vicenda rende già chiaro dove si sarebbe verificata la falla: la Corte d’appello, l’ufficio che per legge deve valutare le richieste di estradizione. E che ha . dapprima sfalciato l’elenco dei reati • contestati a Uss dalla giustizia Usa, poi gli ha concesso i domiciliari nella abitazione appositamente comprata dal magnate a Basiglio, stabilendo regole piuttosto elastiche, che gli autorizzavano contatti con numerose persone. Contatti che Uss ha utilizzato per pianificare la fuga. Nordio in realtà si era già mosso in segreto nei giorni prima di Pasqua, chiedendo spiegazioni alla Corte d’appello milanese su quanto accaduto. Martedì era arrivata la relazione da Giuseppe Ondei, presidente della Corte, che in due pagine ricostruiva la vicenda rivendicando la correttezza della decisione assunta dal giudice Antonio Nova, della quinta sezione. Ieri il ministro esce allo scoperto. L’iniziativa di Nordio arriva al termine di una giornata convulsa, in cui la fuga di Uss è stata al centro anche della audizione del premier Giorgia Meloni davanti al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.

Già lì si era capito che la tensione intorno alla spy story stava raggiungendo i livelli di guardia, dopo una settimana in cui dal Pd erano piovute accuse a raffica sul governo di essere responsabile della beffarda sparizione del russo. Poco dopo l’audizione della Meloni una agenzia attribuisce al capo del governo una dichiarazione secca: «Non è stata colpa del Governo, ma di un altro organo dello Stato», ed è chiaro che il riferimento può essere solo alla magistratura. Il presidente del Copasir, il pd Lorenzo Guerini, si affretta a smentire, «tali frasi non sono mai state pronunciate in seduta». Ma quel che accade subito dopo è la conferma che se anche la Meloni non l’ha resa esplicita in audizione, la linea del governo è quella: colpa dei giudici. Così il focus della storia si sposta bruscamente sul palazzo di giustizia, e su quanto accaduto nei giorni cruciali dello scorso autunno, quando la pratica di Uss, arrestato a Malpensa il 17 ottobre, arriva all’esame della Corte d’appello. Dal dipartimento Usa il 29 novembre arriva una lettera, «dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta, esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione».

Ma la Corte d’appello concede ugualmente i domiciliari, contro il parere della Procura. Il 22 marzo, Uss se ne va da casa indisturbato, sale su un volo privato per Belgrado e riappare a Mosca. Come è stato possibile? «Siamo tranquilli», dice ieri sera il presidente Ondei.

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