Può un volo di routine, previsto di circa due ore, trasformarsi in una tragedia di enormi proporzioni? La risposta è sì, è già accaduto. Nel 2009 un velivolo di costruzione russa, operante voli di linea tra l’Iran e l’Armenia, si schiantò infatti 16 minuti dopo il decollo, provocando la morte di ben 168 persone.
L’incidente aereo
È il 15 luglio 2009. Sono le 11.30, ora iraniana. Il volo Caspian Airlines 7908, servito da un Tupolev Tu-154M, decolla dall’aeroporto Khomeini a Teheran, alla volta di Yerevan, in Armenia. A bordo ci sono 153 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio, tra cui il capitano Ali Asghar Shir Akbari, il primo ufficiale Javad Masoumi Hesari, il navigatore Mahdi Firouse Souheil e l’ingegnere di volo Nima Salehie Rezve, tutti di grande e collaudata esperienza. Tra i passeggeri, gran parte iraniani o armeni (ma ci sono anche georgiani, canadesi, australiani-iraniani e statunitensi-iraniani), sono presenti anche 8 membri della nazionale iraniana juniores di judo e due allenatori.
Ma già pochi minuti dopo, come riporta SimpleFlying e attestato dalla cronologia pubblicata ufficialmente nel 2014, all’altezza di 9700 metri l’equipaggio lancia l’avviso relativo a un incendio a uno dei motori. Così l’aereo scende a 8700, effettua una virata di 270 gradi - sostanzialmente perché il comandante sta cercando di atterrare nel modo più sicuro possibile - ma poi inizia a precipitare in verticale, a una velocità di oltre 250 chilometri all’ora. Quindi lo schianto al suolo in un campo nei pressi del villaggio di Jannatabad, nella provincia di Qazvin: il velivolo genera un cratere di 10 metri di profondità, muoiono tutti sul colpo e l’incendio si estende per un’area di 200 metri quadri, tanto che nelle 3 ore successive non è ancora stato domato. Quello del Caspian Airlines 7908 diventa così il quarto incidente aereo peggiore per numero di morti registrato in Iran.
“Ho visto l’aereo precipitare a muso in giù. Ha colpito il terreno causando una grande esplosione. L'impatto ha scosso il terreno come un terremoto. Poi, i pezzi dell'aereo si sono sparsi per tutti i campi”, racconta un testimone oculare, Ali Akbar Hashemi, come scrive la Bbc.
Le indagini
Le indagini si sono svolte sia in Iran - a opera dell’Organizzazione per l’aviazione civile iraniana (Cao) e guidate dall’investigatore capo Ahmad Majidi - sia in Armenia, presiedute dall’allora vice-primo ministro Armen Gevorgyan.
Sebbene gli inquirenti abbiano dovuto fare i conti con una scatola nera distrutta, molte informazioni sono state di facile reperimento grazie alle registrazioni nella cabina di pilotaggio. L’Iran ha diffuso già nel 2011 un rapporto sull’incidente, che però è stato reso noto a livello internazionale solo nel 2019, quando è stato tradotto in inglese.
Stando al rapporto, lo schianto era stato determinato dal cedimento per fatica di un rotore, con conseguente disintegrazione del disco del rotore stesso. I frammenti del disco hanno distrutto uno dei motori, reciso i sistemi idraulici e parte delle linee di carburante. Quest’ultimo si è incendiato a contatto con i componenti caldi e il fluido idraulico, provocando un rogo sulla coda del velivolo, rogo che ha distrutto le aste funzionali alle superfici di elevatori e timone. Per questa ragione i piloti hanno perso il controllo.
Cause e fattori di rischio
L’incidente è stato quindi causato da un rotore che avrebbe innescato una reazione a catena, impedendo ai piloti di mantenere il controllo sul velivolo. Si poteva prevedere? Con il senno di poi sembra tutto più semplice ed è impossibile dire con certezza se la tragedia avrebbe potuto essere evitata. Le red flag però ci sarebbero state.
Il Tupolev dello schianto era stato costruito in Russia nel 1987. Nel giugno 2009 sul vettore erano stati eseguiti dei controlli, riconoscendo una licenza di volo fino al 2010. Tuttavia, secondo Jon Leyne della Bbc, le flotte aeree civili e militari iraniane sarebbero composte da veicoli vetusti e in cattive condizioni. Inoltre a seguito dell’embargo che è stato conseguenza della rivoluzione islamica del 1979, in Iran si sono acquistati infatti per lo più velivoli di fabbricazione russa.
Non solo: poco tempo prima dell’incidente, la Tupolev aveva diffuso un bollettino di servizio, che sollecitava a maggiori controlli sui componenti del compressore a bassa pressione. Ma quel bollettino era in russo, solo dopo l’incidente ne sono state realizzate delle traduzioni nelle altre lingue. Tutto questo ha contribuito a scatenare un braccio di ferro tra Iran e Russia per l’attribuzione delle responsabilità.
Ci sarebbero stati tuttavia anche altri fattori di rischio, come riporta AvHerald, fattori che contribuirono al terribile incidente.
Parte dell’equipaggio non avrebbe effettuato azioni immediate per impedire che il problema al motore interessato dal guasto peggiorasse. A questo si deve aggiungere un carico eccessivo di carburante a inizio decollo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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