Iran, confermato l'arresto del diplomatico svedese: "Ha commesso crimini"

Il diplomatico è agli arresti da 500 giorni, l'Ue nei giorni scorsi ha parlato di "arresto illegale". Secondo Teheran invece, il cittadino svedese è stato arrestato legalmente e a breve verrà processato

Iran, confermato l'arresto del diplomatico svedese: "Ha commesso crimini"
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Johan Floderus è stato arrestato a Teheran oramai più di un anno fa. Per la precisione, così come ricordato dall'alto rappresentante per gli affari esteri dell'Unione europea Josep Borrell, il diplomatico svedese si trova in stato di detenzione in Iran da 500 giorni. Un lasso di tempo molto importante e che sta preoccupando sia Stoccolma che l'Ue.

Dalla capitale iraniana però proprio nelle ultime ore sono stati registrati interventi sul caso. Il portavoce della magistratura della Repubblica Islamica ha infatti confermato l'arresto, smentendo però che l'azione contro Floderus sia illegale. Secondo il rappresentante della giustizia iraniana infatti, il diplomatico si è maccchiato di crimini nel Paese e per questo a breve verrà processato.

L'annuncio di Teheran

A parlare dalla capitale iraniana è stato in questo martedì il portavoce della magistratura, Massoud Satayeshi. Per quest'ultimo, nella vicenda relativa a Floderus non c'è nulla di strano o di irregolare. "Il diplomatico - si legge nelle sue dichiarazioni riportate dai media locali - è stato legalmente arrestato per avere commesso crimini nel territorio iraniano".

Quali crimini però al momento non è dato sapere. Satayeshi infatti non ha parlato delle imputazioni che a breve verranno formulate nei confronti del cittadino svedese. Si sa però che l'indagine da parte degli organi inquirenti è stata conclusa e che a breve la palla passerà al tribunale di competenza per il processo.

"L'indagine è stata conclusa - ha proseguito il portavoce della magistratura iraniana - e, nei prossimi giorni, il suo caso sarà trasmesso al tribunale competente affinché l'ufficio del procuratore possa prendere una decisione". E adesso si aprono molti interrogativi. In primis, appare sospetto il fatto che proprio adesso, a pochi giorni dalle rimostranze di Bruxelles sul caso, da Teheran siano arrivate delle precise prese di posizione sulla vicenda. In secondo luogo, c'è il rischio che la decisione del procuratore riguardi un periodo di ulteriore permanenza in carcere per l'imputato.

I timori di Svezia e Ue

Ma la vera paura sia per il governo di Stoccolma che per la Commissione europea, riguarda la possibilità che l'intera vicenda possa avere delle precise cconnotazioni politiche. I rapporti tra Svezia e Iran sono peggiorati nei mesi scorsi a causa dell'autorizzazione data dalle autorità di Stoccolma al rogo del Corano da parte di un manifestante.

Non solo, ma dalle parti di Bruxelles non è esclusa l'ipotesi secondo cui la detenzione del diplomatico svedese altro non rappresenti che una ritorsione all'appoggio dato dall'Europa alle proteste delle scorse anno.

Proteste per le quali l'attività repressiva non è mai terminata, come testimoniato dalle recenti operazioni definite "anti terrorismo" compiute dalla polizia di Teheran. La vicenda quindi ha contorno poco chiari, con la diplomazia europea allertata per provare a tirar fuori dal carcere il cittadino svedese.

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