Prima l'indiscrezione, poi la conferma ufficiosa rilanciata dai principali media degli Stati Uniti. Un funzionario Usa ha confermato l'incontro tra Elon Musk e l'ambasciatore iraniano all'Onu, Amir Saeid Iravani. Il faccia a faccia, andato in scena lo scorso lunedì a New York, farebbe parte di una serie di misure volte ad allentare le tensioni internazionali tra il presidente eletto Donald Trump – che salirà effettivamente in carica a partire dal prossimo 20 gennaio – e Teheran. Ricordiamo che Musk è molto più di un semplice amico e sostenitore di Trump: il patron di Tesla è stato infatti nominato da quest'ultimo a capo del dipartimento per l’efficienza del governo. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baghaei ha smentito "categoricamente" le voci in merito al citato incontro. Baghaei si è detto "sorpreso per la copertura dei media americani a questo proposito".
L'incontro tra Musk e l'ambasciatore iraniano all'Onu
Il funzionario, e cioè la fonte anonima presa per buona dai media Usa, ha riferito di essere stato informato che la discussione ha coperto una varietà di argomenti, in particolare il programma nucleare iraniano, il suo sostegno ai gruppi anti israeliani in tutto il Medio Oriente e le prospettive di miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti.
Da quanto emerso, pare che nessuna delle due parti abbia preso decisioni immediate. Non è da escludere che il meeting possa esser stato una specie di antipasto per rompere il ghiaccio, in vista di ulteriori colloqui ufficiali, tra Trump e altri membri del governo statunitense e le controparti iraniane. Lo stesso funzionario ha tuttavia affermato che gli iraniani hanno cercato l'incontro con Musk e che non ha avuto luogo presso la missione iraniana alle Nazioni Unite.
Il team di transizione di Trump non ha confermato o smentito l'incontro, che è stato riportato per la prima volta dal New York Times. "Il popolo americano ha rieletto il presidente Trump perché si fida di lui per guidare il nostro paese e ripristinare la pace attraverso la forza in tutto il mondo. Quando tornerà alla Casa Bianca, intraprenderà le azioni necessarie per fare proprio questo", ha affermato dal canto suo Karoline Leavitt, portavoce della transizione di Trump, in una dichiarazione. Silenzio totale su questa vicenda anche da parte della missione iraniana presso l'Onu.
Un dialogo difficile
Funzionari dell'intelligence, secondo quanto riportato dall'Associated Press, hanno affermato che l'Iran si è opposto al secondo mandato di Trump, ritenendolo più propenso ad aumentare la tensione tra Washington e Teheran. Nel corso della sua prima presidenza, l'amministrazione del tycoon aveva posto fine a un accordo nucleare con la Repubblica islamica, reimposto le sanzioni sul Paese e ordinato l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, un atto che ha spinto i leader iraniani a giurare vendetta.
Il Dipartimento di Giustizia, tra l'altro, ha rivelato un presunto complotto dei pasdaran relativo ad un omicidio su commissione per uccidere Trump. Per l'occasione era stato incriminato un uomo che aveva affermato di essere stato incaricato da un funzionario del governo iraniano di pianificare l'assassinio del repubblicano.
"La Repubblica islamica dell'Iran ha da tempo dichiarato il suo impegno a perseguire l'assassinio del martire Soleimani attraverso vie legali e giudiziarie, nel pieno rispetto dei principi riconosciuti del diritto internazionale", ha commentato la missione iraniana all'Onu.
Mentre la Guida Suprema, l'Ayatollah Ali Khamenei, che ha l'ultima parola su tutte le questioni di Stato, ha ripetutamente espresso il proprio disappunto nei confronti di Trump, il nuovo presidente riformista dell'Iran, Massud Pezeshkian, ha mantenuto la porta aperta ai colloqui con Trump per ottenere un allentamento delle sanzioni internazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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