"Non ci piacciono". I migranti della Ocean Viking rifiutano le scarpe della Croce Rossa

Le scarpe proposte non erano di loro gradimento: così ai migranti della Ocean Viking la Croce Rossa ha comprato le scarpe nuove

"Non ci piacciono". I migranti della Ocean Viking rifiutano le scarpe della Croce Rossa

La gestione dei migranti della Ocean Viking da parte della Francia dall'estero appare alquanto fumosa vista dall'estero. Ma, a quanto pare, anche dall'interno non è particolarmente trasparente. A volerlo dimostrare è stato Stéphane Ravier, senatore francese, che ieri mattina ha cercato di entrare nel centro che accoglie i migranti sull'isola di Giens, del distretto di Var, per documentare cosa avviene al suo interno. Per farlo, è stato accompagnato dalle telecamere di Morandini Live, programma che va in onda sull'emittente CNews. Sfumata la possibilità di effettuare una diretta, le immagini sono state registrate e nel collegamento (questo sì, live), Ravier ha reso nota una pretesa avanzata dai migranti all'interno del centro.

Com'è prassi anche nel nostro Paese, ai migranti vengono offerti indumenti usati, ovviamente utilizzabili e in buono stato. A occuparsi della distribuzione sono le associazioni e la Croce rossa. Nell'isola di Giens, ai migranti sbarcati dalla Ocean Viking è stata la Croce rossa a fornire i vestiti, che provengono dalla donazione da parte del buon cuore dei francesi. Ma i migranti, stando a quanto dichiarato da Stéphane Ravier, hanno rifiutato le scarpe da ginnastica che erano state offerte da chi non ne era in possesso. "Le hanno rifiutate dicendo: 'Non le vogliamo, queste non ci piacciono, sono rotte, non ci vanno bene'", ha detto il senatore in uno dei video che ha condiviso sul suo profilo Twitter.

A quel punto, davanti al rifiuto, la Croce Rossa che ha fatto? Invece di mettere i migranti davanti al fatto compiuto, ossia che quelle erano le scarpe che c'erano e che, come viene insegnato fin da quando si è bambini, a caval donato non si guarda in bocca, gli operatori della Croce Rossa sono andati "nel negozio Intersport ad acquistarne di nuove". Amaro il commento di Eric Zemmour: "Ecco dove va a finire il denaro dei contribuenti francesi".

A noi italiani, questo tipo di atteggiamento non stupisce poi tanto. La Francia sta scoprendo quanto in Italia già accade da anni e anni. Le pretese dei migranti sono da sempre un punto fermo con cui fare i conti nella gestione. Impossibile dimenticare le rivolte nei centri di accoglienza, dove per protesta spesso i migranti buttavano via il cibo perché non di loro gradimento. Pasti caldi preparati dalle associazioni e dai volontari finivano nelle buste della spazzatura senza essere toccati.

Uno schiaffo in pieno volto a tutti i poveri e bisognosi che non possono godere di un trattamento come questo. E che dire della rivolta nel Cpr di Ponte Galeria a Roma, dal quale nel 2019 un gruppo di 30 migranti è scappato scavalcando la recinzione perché pretendevano smartphone e pasti più saporiti.

I francesi, quindi, non ci dicono niente di nuovo ma di tutto questo, una certa parte politica, preferisce non parlare: non sono fatti allineati con la narrazione dei migranti disperati che scappano da guerre e torture.

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