Ieri, a Parigi, spiccava la mancanza di Papa Francesco in mezzo agli uomini che rappresentano le istituzioni: Donald Trump, Volodymr Zelensky, Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, il principe William e tanti altri. La cattedrale di Notre-Dame, uno dei simboli della cristianità, è tornata a nuova vita dopo il rogo di cinque anni fa. Papa Francesco ha declinato l'invito del padrone di casa, il presidente Emmanuel Macron, e si è limitato a mandare un messaggio.
Il pontefice è stato rappresentato dal nunzio a Parigi, monsignor Celestino Migliore, che ha spiegato: nessuna inimicizia con la Francia, nonostante le chiacchiere sui contrasti con Macron, «il Santo Padre ha una visione del mondo che privilegia le periferie, i Paesi poveri, i luoghi che non hanno ancora ricevuto una sua visita».
La chiesa divorata dalle fiamme, tra il 15 ed il 16 aprile 2019, lasciò attonita l'Europa intera. A molti, la cattedrale diroccata sembrò l'immagine perfetta per descrivere la definitiva vittoria della secolarizzazione. Tornarono alla memoria le parole di Benedetto XVI sulla necessità di ri-evangelizzare il Vecchio continente. Fu doloroso vedere che qualcuno, proprio nelle periferie amate da Bergoglio, festeggiava il crollo. Per questo, l'assenza di Papa Francesco ha destato qualche perplessità. La cattedrale andava «presidiata» dal pontefice, anche se la sua presenza avrebbe probabilmente offuscato l'evento in sé. Il messaggio inviato all'arcivescovo di Parigi, monsignor Laurent Ulrich, ha chiarito il pensiero di Bergoglio: «La rinascita di questa mirabile Chiesa costituisca un segno profetico di rinnovamento della Chiesa in Francia. Invito tutti i battezzati che entreranno con gioia in questa Cattedrale a provare un legittimo orgoglio e a rivendicare il proprio patrimonio di fede». E ancora: «Oggi la tristezza e il lutto lasciano il posto alla gioia, alla celebrazione e alla lode».
In quanto all'assenza, si può vedere la cosa da un altro punto di vista. Gesù predicava dalla montagna. Si rivolgeva agli ultimi, agli afflitti, ai miti, ai poveri in spirito. Ricordiamo le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Quando Gesù entra nella sinagoga di Nazareth legge la profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per guarire quelli che hanno il cuore spezzato, per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi» (dal Vangelo di Luca). Ancora una volta, i poveri, gli oppressi, i prigionieri.
La «vicinanza alle periferie» di Bergoglio, in fondo, ha proprio
questo significato. Si può gioire della rinascita di Notre-Dame restando a pregare in solitudine. I simboli sono importanti ma l'assenza di Bergoglio è una lezione altrettanto significativa. E poi c'è il toccante messaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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