!["Più devastante di una bomba atomica": l'allarme sul laboratorio che studia i virus](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/08/1739041665-aa1ydcpr.jpg?_=1739041665)
In Giappone un laboratorio di ricerca sui virus è finito al centro di intense polemiche. Il mese scorso il ministero della Salute di Tokyo ha confermato che una struttura, situata presso il campus di Sakamoto dell'Università di Nagasaki, ha soddisfatto gli standard richiesti per la ricerca su alcuni dei virus più letali in circolazione, come quelli responsabili della febbre emorragica letale Ebola, il virus di Marburg e altri ancora. Il laboratorio di livello di biosicurezza 4 (BSL-4) - il livello più alto di precauzioni di biosicurezza richiesto alle strutture progettate per studiare agenti per i quali non sono disponibili trattamenti o vaccini - ha tuttavia suscitato preoccupazioni per una possibile ripetizione della pandemia di Sars-Cov-2.
Cosa sappiamo del laboratorio di Nagasaki
La storia è stata raccontata dal South China Morning Post, secondo cui alcuni scienziati hanno già iniziato la formazione presso il laboratorio. Una struttura BSL-4 è dotata di precauzioni estreme per impedire agli agenti patogeni di fuoriuscire nell'ambiente circostante e di docce di decontaminazione per il personale. Eiichiro Watanabe, direttore dell'ufficio di collegamento BSL-4, ha spiegato che sono state prese tutte le precauzioni necessarie per garantire la sicurezza della struttura e che sono in corso discussioni con le persone che vivono nelle vicinanze. "La struttura è al momento in fase di sperimentazione e non sono ancora stati introdotti agenti patogeni di livello 4. Stiamo attualmente eseguendo la formazione prima di entrare in piena operatività", ha spiegato a This Week in Asia.
Sono serviti 15 anni all'università per ottenere le necessarie approvazioni. Un ritardo importante che ha portato altri Paesi a superare il Giappone nello studio di virus letali e nello sviluppo di vaccini efficaci. Attualmente, più di 20 Paesi gestiscono circa 60 strutture BSL-4, molte delle quali presso università. In ogni caso, in un post su X lo storico e autore Chikatsu Hayashi ha rivelato che sono state ricevute più di 92.300 richieste in relazione all'apertura della struttura di Nagasaki. "Si teme una pandemia infernale in Giappone", ha dichiarato Hayashi. Attualmente l'unico laboratorio BSL-4 in Giappone è gestito dall'Istituto nazionale per le malattie infettive presso una struttura a Musashi-Murayama, un sobborgo della zona occidentale di Tokyo.
Il laboratorio è stato utilizzato per studiare il coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (Mers) e la sindrome respiratoria acuta grave (Sars), nonché il virus SFTS, un flebovirus emergente trasmesso dalle zecche, isolato per la prima volta da scienziati cinesi nel 2009 e presente nelle aree rurali della Cina. "Volevamo ospitare la struttura perché l'Università di Nagasaki ha una lunga storia di ricerca sulle malattie infettive e crediamo di avere la capacità di contrastare future epidemie", ha affermato Watanabe.
Timori e preoccupazioni
"Costruiranno una struttura a Nagasaki in grado di gestire virus molto più potenti dell'Ebola o del nuovo coronavirus. Che garanzia c'è che non diventerà un altro Wuhan?", si è chiesto un utente sui social. "È impensabile che una struttura governativa del genere venga costruita nel bel mezzo di un'area residenziale", ha aggiunto un altro netzien. "Sembra che stiano cercando di ripetere lo stesso errore di Wuhan. Se non è così, dovrebbero costruirla accanto alla casa del primo ministro o a quella del sindaco di Tokyo", ha tuonato un altro utente.
Ma qual è il timore di avere a che fare con un laboratorio del genere? Che uno dei virus studiati al suo interno possa uscire dalla struttura attraverso le prese d'aria. Oppure che un animale riesca a fuggire. O, ancora, che l'edificio possa crollare in seguito ad un terremoto (eventualità niente affatto rara in Giappone). Gli esperti sanitari affermano tuttavia che le febbri emorragiche possono essere trasmesse solo tramite contatto umano-umano, quindi anche una eventuale perdita del virus nell'aria non rappresenterebbe alcun rischio.
I funzionari dell'Università di Nagasaki continueranno a rassicurare i residenti sulle rigide misure di sicurezza in atto presso il laboratorio. "Stiamo continuando a spiegare il nostro progetto ai residenti e a fornire loro informazioni accurate.
Abbiamo spiegato che la struttura è ben protetta con molti tipi di apparecchiature e che tutta l'aria di scarico è attentamente filtrata. Tutto quello che possiamo fare è cercare di spiegare chiaramente perché questa soluzione è sicura", ha aggiunto Watanabe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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