Richard Trenton Chase è uno degli esempi più eclatanti di serial killer disorganizzato, ma allo stesso tempo rappresenta un unicum. Alla fine degli anni Settanta il vampiro di Sacramento ha spezzato le vite di sei persone. Un assassino che ha agito per colmare un’esigenza, senza preoccuparsi di lasciare eventuali tracce. E un percorso criminale ricco di segnali, di allarmi, di spie accese. Mai colte, o quantomeno mai denunciate.
Dagli animali all’uomo, dalle difficoltà sessuali alla necrofilia. Ma, come anticipato, il profilo di Chase è anche piuttosto insolito: storicamente i serial killer uccidono con le proprie mani, l’utilizzo delle armi è tutt’altro che frequente. Lui, invece, ha usato un fucile calibro 22 per mettere la parola fine a tanti, troppi innocenti.
L'infanzia e le prime avvisaglie
Richard Trenton Chase nasce il 23 maggio 1950 a Sacramento nella tipica famiglia disfunzionale degli anni Cinquanta, tra liti e qualche abuso fisico. La disciplina attraverso la violenza, il diktat del tempo. Ma nessun episodio fuori dalla norma, niente violenze sessuali o corporali degne di nota. Il primo campanello d’allarme nel corso dell’infanzia: Chase ama uccidere e torturare i gatti.
Fin dai primi anni di vita dunque, presenta evidenti disturbi mentali. Un ragazzo privo di coscienza, ma comunque ben integrato nella comunità e con altri strumenti. Almeno pubblicamente nessun comportamento inusuale. I problemi aumentano esponenzialmente con l’inizio delle scuole superiori: Chase comincia a sperimentare le droghe, dalla marijuana all’Lsd, in quantità sempre maggiori. E non è tutto. Nel corso dell’adolescenza sviluppa un problema fisico che lo segnerà successivamente: l’impotenza. Nonostante l’attrazione nei confronti delle donne, nessuna erezione.
La genesi del "vampiro"
Le disfunzioni erettili preoccupano Chase, tanto da spingerlo ad alzare l’asticella dell’orrore. Il sangue non riesce a fluire nel pene? Basta assumere sangue da fonti esterne per risolvere il problema. E per questo motivo inizia a bere il sangue degli animali. Ma non si tratta dell’unico comportamento allarmante giunto alla soglia dei vent’anni.
La convinzione di essere stato avvelenato, di avere lo stomaco capovolto o ancora di avere ossa cresciute sulla nuca di punto in bianco. Richard Trenton Chase inventa problemi e patologie, alleviando le pseudo-sofferenze con l’uccisione degli animali. Una situazione delicata, tanto da spingere la famiglia a optare per il ricovero in un ospedale psichiatrico. Ma Chase – “Dracula” per gli altri pazienti – non migliora.
Terminato il ricovero, viene nuovamente affidato ai genitori, ormai separati. Una dimissione assolutamente generica, dove si parla di condizioni mentali stabilizzate. Ma Chase riprende una spirale discendente, tornando a vampirizzare piccoli animali. Come se non bastasse, la madre decide di ridurre la terapia farmacologica. Ma l’uccisione di mici e uccelli è solo l’inizio.
La svolta
Gli episodi inquietanti proseguono, si moltiplicano. Nell’agosto del 1977 quella che gli esperti definiranno la svolta criminale di Richard Trenton Chase. Il ventisettenne viene beccato a Pyramid Lake – riserva indiana – completamente nudo e con del sangue addosso. In macchina alcuni fucili e un secchio con un fegato. Gli agenti di pattuglia lo arrestano, pensando a un omicidio. Le analisi del sangue e del fegato fanno cessare l’allarme: appartengono a una mucca. L’uomo viene rilasciato senza accuse. Ed è in quel preciso istante che decide di alzare la posta in gioco.
Il 27 dicembre del 1977 Chase uccide l’ingegnere cinquantunenne Ambrose Griffin con un colpo di fucile calibro 22 sparato da lunga distanza. Pochi indizi, ancor meno moventi: riesce a farla franca. Anzi, riesce a tenere la polizia lontana dalle due tracce nonostante le scorribande dei giorni successivi, tra ville violate e abitazioni messe a soqquadro. In una delle sue avventure criminali, decide di urinare sui vestiti di un bambino e di defecare nel suo lettino. "Qui comando io", il messaggio ai concittadini. Si tratta dell’inizio di una furia omicidio che sconvolgerà Sacramento, che getterà nel terrore un’intera comunità.
La strage
Richard Trenton Chase torna a colpire un mese dopo il primo omicidio, per la precisione il 23 gennaio 1978: uccide e squarta Theresa Wallin, al terzo mese di gravidanza. Freddata con un proiettile sulla porta d’ingresso della propria abitazione, la ventiduenne viene trascinata nella camera da letto: qui asporta parte del seno, apre la cavità addominale e ne estrae le viscere. E ancora: raccoglie il sangue con un vasetto di yogurt e lo beve. La vittima come un pezzo di carne, come mezzo per effettuare esperimenti morbosi, fino ad arrivare alla necrofilia. Una scena del crimine raccapricciante per i detective.
Passano pochi giorni e Chase decide di colpire ancora, con molta più violenza. Il 27 gennaio la polizia trova altri tre corpi senza vita: Daniel Meredith (51 anni), Jason Miroth (5 anni) e Evelyn Miroth (38 anni). I primi due freddati con un colpo alla testa, la donna uccisa e mutilata con la cavità addominale aperta. Anche in questo caso un episodio di necrofilia. Una vera e propria carneficina, un’efferatezza con pochi precedenti. Ma non è tutto: nella casa viveva anche un bambino di 22 mesi, David Ferreira. Le speranza di ritrovarlo vivo sono poche, pochissime. Alla fine viene ritrovato il corpo senza vita in una scatola di cartone nei pressi di una chiesa.
La cattura e il suicidio
L’identikit di Chase viene diffuso in tutta la comunità e una sua ex compagna di classe lo riconosce, ricordando di averlo incontrato in un centro commerciale nello stesso giorno dell’omicidio di Theresa Wallin. I testimoni aumentano, come le segnalazioni. A completare il quadro, i precedenti problemi con la legge e lo strano incidente a Pyramid Lake. Il 28 gennaio il vampiro di Sacramento viene fermato e arrestato davanti alla propria abitazione con i vestiti e le scarpe sporchi di sangue. All’interno dell’appartamento, scoperte da ribrezzo: odore terribile, macchie di sangue ovunque, parti di corpo umano nel frigorifero. Alcune, inoltre, nel frullatore, mischiate forse con la Coca Cola.
Interrogato dai detective, Chase non confessa. O meglio, ammette di aver ucciso degli animali, ma nessuna persona. Passano le ore, ma la versione non cambia. Spunta qualche delirio, come la fuga da nazisti e italiani. Il processo prende il via nel 1979, la difesa punta sul riconoscimento dell’infermità mentale. L’accusa invece è convinta che l’uomo al momento fosse in grado di intendere e di volere. Dunque tecnicamente sano per la giustizia californiana.
Nessuna sorpresa al momento della sentenza: condanna a morte, destinazione sedia elettrica a Saint Quentin. Prima dell’esecuzione, il 26 dicembre 1980, si suicida assumendo una grande quantità di farmaci antidepressivi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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