I punti chiave
Secondo giorno di combattimenti, in Sudan, tra le forze armate sudanesi (SAF) e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) per il controllo del Paese. Il bilancio odierno parla di almeno 61 persone uccise e dozzine di altre rimaste ferite, da aggiungere ai circa 600 feriti delle ultime 24 ore. I disordini sono continuati, sia nella capitale Khartoum che in altre parti della nazione, dopo mesi di tensioni tra le due fazioni militari rivali.
Cosa succede in Sudan
Le autorità hanno esortato le persone a rimanere nelle loro case. SAF e RSF affermano di controllare aeroporti chiave e altre installazioni strategiche, e la sensazione è che nessuno abbia intenzione di fare un passo indietro.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato con il leader militare, Abdel-Fattah Burhan e con il leader delle RSF, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, chiedendo la fine immediata della violenza e il ritorno al dialogo.
In tutta risposta, l'esercito sudanese e i paramilitari si sono dichiarati disponibili all'apertura temporanea, di qualche ora, di corridoi umanitari, pur riservandosi il diritto di rispondere al fuoco della parte avversa. "Ci siamo accordati con le Nazioni Unite per l'apertura quotidiana di corridoi umanitari durante queste tre ore", ha affermato l'esercito in un comunicato diffuso dal canale Al Hadath. Nonostante la fumata bianca, le violenze non sono cessate del tutto.
Situazione critica
Nelle ultime ore la tv sudanese ha interrotto le trasmissioni. La sede dell'ufficio di corrispondenza della tv panaraba Al Arabiya e del suo canale di sole notizie al-Hadath a Khartoum sono invece stati "colpiti da nuovi bombardamenti nella capitale".
Il Programma alimentare mondiale, intanto, ha dichiarato che sospenderà temporaneamente le operazioni in Sudan, un giorno dopo che tre dei suoi lavoratori sono stati uccisi e altri due feriti nel Nord Darfur.
Cindy McCain, direttore esecutivo dell'agenzia, ha usato parole emblematiche: "Non possiamo svolgere il nostro lavoro salvavita se la sicurezza e la protezione dei nostri team e partner non sono garantite". Secondo l'agenzia, circa 16 milioni di persone - ovvero un terzo della popolazione locale - necessitano di assistenza umanitaria. L'agenzia ha inoltre affermato che anche un suo aereo è stato "significativamente danneggiato" negli scontri sabato all'aeroporto internazionale di Khartoum.
Diplomazia e mediazioni
Secondo quanto riportato da DW, l'Egitto e il Sud Sudan, che confinano rispettivamente con il Sudan a nord e a sud, si sono offerti congiuntamente di mediare tra i generali in guerra. La presidenza egiziana ha dichiarato che il presidente Abdel-Fattah el-Sissi e il presidente del Sud Sudan Salva Kiir hanno avuto una conversazione telefonica. Entrambi i leader hanno chiesto un cessate il fuoco immediato, esortando le parti a ridurre la tensione e a ricorrere a un dialogo pacifico.
"L'escalation della violenza porterà solo a un ulteriore deterioramento della situazione, che potrebbe andare fuori controllo", ha detto il portavoce della presidenza egiziana, citando i due presidenti. Ricordiamo che l'Egitto ha convocato, insieme all'Arabia Saudita, una riunione della Lega Araba per discutere della situazione in Sudan.
In precedenza si era avuta una consultazione telefonica tra i capi delle diplomazie di Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati Arabia Uniti, rispettivamente Antony Blinken, Faisal bin Farhan e Abdullah bin Zayed. La crisi in Sudan si è imposta anche tra gli argomenti della riunione ministeriale del G7 iniziata oggi a Karuizawa, in Giappone.
Secondo un comunicato della Farnesina, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha espresso nell'occasione "vivissima preoccupazione" per il protrarsi degli scontri armati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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