Israele sparisce dalle mappe di Baidu e Alibaba: cosa succede in Cina

I motori di ricerca cinesi Baidu e Alibaba non menzionano più Israele sulle loro mappe online relative al Medio Oriente: i confini dello stato ebraico sono segnalati ma il nome non compare

Israele sparisce dalle mappe di Baidu e Alibaba: cosa succede in Cina
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In Cina il nome Israele non appare più sulle principali cartine digitali dei giganti della tecnologia nazionali Baidu e Alibaba. I motori di ricerca in questione non menzionano più lo Stato ebraico sulle loro mappe Baidu Map e Amap relative al Medio Oriente. I confini del Paese sono correttamente segnalati, così come le sue città, ma il nome non compare, a differenza delle nazioni limitrofe. A detta di alcuni analisti, questo particolare ricalcherebbe l'ambiguità diplomatica di Pechino nello scacchiere mediorientale e contrasterebbe la generale attenzione rivolta dal Dragone alle mappe, evidente ad esempio nel caso di Taiwan.

Israele nelle mappe cinesi

Le autorità cinesi hanno provato a smorzare le polemiche spiegando che Israele è chiaramente indicato sulle carte geografiche ufficiali utilizzate dalla diplomazia nazionale. "Cina e Israele hanno stabilito normali relazioni diplomatiche e i Paesi interessati sono chiaramente indicati sulle mappe standard della Cina", ha detto sulla questione il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, parlando nel briefing quotidiano. Diverso, a quanto pare, il discorso relativo alle mappe online, visto che le più importanti visionate e utilizzate dagli utenti hanno apportato il suddetto cambiamento in concomitanza con la crisi israeliana.

In attesa di appurare un eventuale collegamento tra la scelta attuata da Baidu e Alibaba e la posizione di Pechino sul tema, il New York Times ha scritto che l’antisemitismo è in aumento all’interno della galassia online cinese. Un’emittente statale ha recentemente ospitato una pagina di discussione su Weibo nella quale veniva sottolineato il fatto che cittadini di origine ebraica controllassero una quantità sproporzionata della ricchezza statunitense. "Se la Cina ritenesse pericoloso e problematico consentire il fiorire di commenti antisemiti, la censura lo fermerebbe. Chiaramente, il governo sta trasmettendo il messaggio che è tollerato", ha affermato Carice Witte, direttore esecutivo di SIGNAL Group, un think tank israeliano che si concentra sulla Cina.

La posizione della Cina

Il caso delle mappe resta tuttavia curioso. Se non altro perché, ha fatto notare il Wall Street Journal, nel corso degli anni il governo cinese ha più volte gridato allo scandalo per l’esistenza di mappe pubblicate online, come sui siti web degli hotel, che non aderivano rigorosamente alle rivendicazioni territoriali di Pechino, come nel caso della linea di nove tratti, non riconosciuta a livello internazionale, che si estende attorno al Mar Cinese Meridionale.

Lo scorso mercoledì, intanto, Russia e Cina hanno posto il veto alla richiesta degli Stati Uniti affinché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite agisse sul conflitto Israele-Hamas chiedendo una pausa nei combattimenti per consentire l’accesso agli aiuti umanitari e la protezione dei civili nella Striscia di Gaza.

La Cina, nello specifico, ha posto il veto alla risoluzione perché auspicava un cessate il fuoco, cosa che gli Usa si sono rifiutati di fare.

"La bozza non riflette le richieste più forti del mondo per un cessate il fuoco, per la fine dei combattimenti, e non aiuta a risolvere la questione", ha tagliato corto l'ambasciatore cinese all'Onu Zhang Jun dopo il voto. La scomparsa del nome Israele da molteplici mappe online, insomma, contribuirebbe ad aumentare l’ambiguità strategica del Dragone sul delicatissimo dossier.

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