Per la cronaca il suo nome è Igor Sergeyevich Skriabin, e secondo quanto rivelato da un’inchiesta condotta dalla stampa elvetica, si tratterebbe di un agente operativo del Gru, il servizio d’intelligence militare di Mosca che lo aveva inviato a Berna. Ufficialmente impiegato come ausiliario presso il Consolato russo. Una copertura classica, che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere in questi anni di rinnovato clima da Guerra Fredda, dove ogni mese qualche diplomatico riceve l’invito a lasciare la sua posizione perché “ospite non grato” dopo essere stato identificato come una spia.
Una delle tante che secondo i servizi segreti svizzeri avrebbe trovato una posizione operativa della Confederazione Elvetica in questi ultimi anni.
La spia e la pista dell'arma biologica
Secondo quanto si è appreso dal Sic, il Servizio delle attività informative della Confederazione elvetica che occupa di analisi e ricerca di informazioni sensibili in ambito politico, economico e strategico, il profilo di Skriabin - diplomato presso l'Accademia militare russa - era da considerarsi sospetto; e sospette erano le attività che lo avrebbero visto "acquisire illecitamente" armi e attrezzature chimiche tra Berna e Basilea.
Le transazioni spiate dai servizi segreti elvetici, che avevano posto sotto stretta sorveglianza la presunta spia "avvenivano sempre in luoghi discreti se non appartati, come il parcheggio di un centro commerciale". Una prassi e degli scenari che potrebbero ricordarci il Caso Biot, l'ufficiale della Marina Militare avvicinato e poi reclutato da agenti del Gru che si appoggiavano all'ambasciata di Roma, poi condannato a 20 anni di carcere per spionaggio. Dopo aver raccolto prove a sufficienza riguardo le attività illecite condotte dal sospettato, le autorità giudiziarie sono entrate in azione effettuando una serie di perquisizioni negli appartamenti dei "fornitori di armi e prodotti chimici" svizzeri. Mentre l'ufficio di Skriabin non è stato perquisito in virtù della protezione consolare.
Le autorità della Confederazione hanno scoperto in questo modo "due file che documentavano la vendita di un dispositivo di raffreddamento e di una centrifuga" al diplomatico russo. Tali dispositivi, spiegano le testate elevetiche, possono anche essere "utilizzati per creare armi chimiche o biologiche".
Il sospetto è che Skriabin, la spia russa, "stesse progettando di far saltare in aria qualcosa utilizzando materiale acquistato illegalmente", riportano sul Corriere del Ticino. Una teoria che troverebbe colllegamenti in casi precedentim sparsi per l'Europa funestata da strani incidenti e presunti sabotaggi che vengono puntualmente ricondotti alla matrice russa. Azioni di guerra ibrida - secondo alcuni - che hanno registrato diversi eventi e varianti sospette, sebbene se non si è mai parlato chiaramente di azioni/intenzioni di tale portata. Al di fuori del sospetto avanzato dalla Finlandia che ha messo sotto stretta sorveglianza le sue reti idriche dopo un alcuni di "strani attacchi".
La fuga dalla Svizzera e una rete di spie più ampia
Come sempre in questi casi che intrecciano attività diplomatiche e sospetti di spionaggio, il Dipartimento federale degli affari esteri ha aperto un procedimento penale su Skriabin, che nonostante non fosse stato raggiunto dall'invito ha lasciare immediatamente la Svizzera come "persona non grata", è comunque tornato in Russia con una discreta velocità. Per parte sua Mosca si è limitata a sottolineare come il personale russo in missione diplomatica presso l'ambasciata si "occupa esclusivamente di condurre un dialogo costruttivo con le autorità svizzere e di promuovere le relazioni russo-svizzere".
Secondo un report pubblicato l'anno scorso dal noto quotidiano francese Le Figaró, pose attenzione su quella che venne considerata come una presenza sproporzionata di individui ufficialmente accreditati come diplomatici della Federazione Russa presenti nella Confederazione svizzera. Un numero definito "enorme" per un paese delle dimensioni della Svizzera nonostante le due capitali, Berna e Ginevra, che si dividono sedi governative, istituzionali e di agenzie internazionali.
Secondo quanto riportato dai francesi e dagli svizzeri francofoni, la "diplomazia russa ha sempre fatto del campo di gioco svizzero una priorità". E le attività in merito sarebbero aumentate in concomitanza con l'ampliarsi del conflitto ucraino. Essendo proprio la Svizzera "l'unico paese occidentale a non aver espulso alcun agente russo", ed essendo un Paese nel cuore dell'Europa dove per giunta si mescolano da sempre finanzieri, dirigenti aziendali, politici, delegazioni e rappresentanti di interessi asiatici, africani e mediorientali.
Il capo del Servizio di intelligence federale elvetico, il Fis, ha riconosciuto nella Svizzera "uno dei paesi più presi di mira dallo spionaggio russo". Asserendo che tra i 221 profili di diplomatici russi di stanza in Svizzera, "almeno un terzo lavora per i vari servizi segreti russi".
Secondo lo scrittore russo Mikhail Shishkin, esiliato nella Svizzera tedesca dal 1995 e antiputiniano, Mosca starebbe "riposizionando in Svizzera le spie che altri paesi europei hanno espulso”. Che l'uomo identificato con il nome di Igor Sergeyevich Skriabin fosse una di queste?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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