Spie russe infiltrate a Londra: usavano passaporti italiani

Due uomini e una donna, tutti e tre cittadini bulgari, passavano informazioni all'intelligence di Mosca dalla capitale inglese usando documenti falsi, tra cui patenti e passaporti italiani

Spie russe infiltrate a Londra: usavano passaporti italiani

Duro colpo alla rete di spionaggio russo in Europa. La Metropolitan Police di Londra ha arrestato tre persone sospettate di fingersi giornalisti di Discovery e National Geographic con lo scopo di "sorvegliare" gli obiettivi presenti in Inghilterra, Germania e Montenegro che interessevano ai tre servizi di intelligence della Federazione russa, ossia l'Fsb, l'Svr e il Gru. I tre avrebbero violato l'Official Secrets Act, una legge del 1911 sulla sicurezza nazionale in vigore in Regno Unito.

La rete di spionaggio che coinvolge anche l'Italia

Orlin Roussev (45 anni), Biser Dzhambazov (41) e Katrin Ivanova (31): sono questi i nomi dei cittadini bulgari implicati in una maxi-inchiesta portata avanti dal reparto anti-terrorismo della Met Police. Le forze dell'ordine hanno trovato svariati accrediti stampa e 19 documenti d'identità falsi appartenenti a questo trio di spie (più due possibili complici) che si muovevano usando passaporti e patenti rilasciate in Uk, Bulgaria, Francia, Italia, Spagna, Croazia, Slovenia, Grecia e Repubblica Ceca.

Nonostante l'indagine – tuttora in corso – si sia basata sull'accusa di spionaggio per conto degli 007 di Mosca, i tre nel frattempo sono stati incriminati proprio per possesso di documenti falsificati. Il Times, il quotidiano inglese che per primo ha pubblicato la notizia, tratteggia i contorni di un'esistenza insospettabile, come d'altronde dovrebbe essere qualsiasi spia al servizio di uno Stato straniero, segnata però da alcuni incidenti di percorso che denotano una certa inesperienza.

Cosa facevano le spie al servizio di Putin

Dzhambazov e Ivanova vivevano insieme ad Harrow, un borgo a nord-ovest di Londra, e a detta di alcuni testimoni sentiti dai media britannici formavano una coppia dopo aver affittato un appartamento a Northolt, nelle vicinanze della base aerea della Royal Air Force frequentata dai membri della Casa reale e dai capi di Stato e ministri in visita ufficiale. L'abitazione fungeva da nucleo operativo. I due bulgari si trovavano nel Paese almeno dal 2013 e lavoravano nella sanità: il primo guidava ambulanze, mentre la seconda era impiegata dal 2021 in una clinica privata in qualità di assistente di laboratorio. Entrambi conducevano dunque delle vite da semplici immigrati che tentavano di sbarcare il lunario, ma non solo.

Ivanova ha aiutato i connazionali bulgari a integrarsi e ad abbracciare i "valori britannici", oltre a tutta una serie di contenuti informativi sull'ottenimento della cittadinanza e altre questioni burocratiche all'interno di diversi video pubblicati sulla pagina Facebook "Bulgarian Social Platform". Inoltre, con l'aiuto di Dzhambazov, ha assistito la popolazione bulgara residente in Uk a votare: in Bulgaria, nazione con antichi legami storico-culturali con la Russia, si sono tenute le elezioni parlamentari ad aprile. Il compagno ha confidato a un suo vicino di essere un dipendente dell'Interpol e che per questo motivo aveva installato una telecamera di sorveglianza sopra il portone di casa. Eppure, benché fossero degli individui con una routine piuttosto ordinaria, la coppia si è resa protagonista di azioni imprudenti e quasi dilettantesche.

La stessa persona con cui ha parlato Dzhambazov ha riferito al Telegraph che un giorno hanno chiamato un loro amico per montare un antenna parabolica sul tetto, salvo poi essere costretti a rimuoverla poiché toglieva luce agli altri condomini. "Pensavamo fosse un Airbnb", ha detto il testimone. Il personaggio meno opaco e forse più prevedibile dei tre è Roussev, che sul suo profilo di Linkedin si presenta come proprietario di NewGenTech, una startup nel settore tech. Il 45enne, domiciliato nella città costiera di Great Yarmouth, in passato ha lavorato come consulente per il ministero dell'Energia di Sofia e si descrive poi come un esperto di Signal Intelligence (SigInt), lo spionaggio di sistemi elettromagnetici. Il Telegraph scrive anche che Roussev, il "braccio" imprenditoriale del gruppo di spie, ha avuto legami commerciali con imprese in Russia.

In attesa della prossima udienza programmata per settembre, le spie bulgare sono in custodia cautelare da febbraio. Gli altri due individui implicati nell'inchiesta di Scotland Yard sono stati invece rilasciati su cauzione. Il processo è stato fissato a gennaio del 2024.

Un problema cronico per il Regno Unito

Si tratta perciò dell'ultimo caso di un'atavica storia di infiltrazioni russe in uno dei Paesi che prima dell'invasione dell'Ucraina era famoso per essere il rifugio di oligarchi e uno dei centri di spionaggio più critici di tutta Europa. Nel 2006 il dissidente Alexander Litvinenko venne avvelenato e ucciso in un locale a Londra. 12 anni dopo, nel 2018, a Salisbury lo stesso destino toccò all'ex agente segreto di Mosca Sergej Skripal, sopravvissuto per miracolo a un attacco con Novichok.

Operazioni undercover talvolta neutralizzate dal controspionaggio, come quella del funzionario dell'ambasciata inglese a Berlino David Smith condannato a 13 anni di carcere per tradimento, che hanno costretto il governo inglese a intervenire prima con ritorsioni diplomatiche (espulsioni di massa di ambasciatori) e in un secondo momento approvando sanzioni economico-finanziarie

sulla scia dell'isolamento a cui si è sottoposto il Cremlino dall'inizio della guerra. Nel 2020 la commissione Intelligence e Sicurezza del parlamento britannico ha definito l'influenza russa in Regno Unito "la nuova normalità".

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