Pace, minerali critici e sfida alla Cina: lo strano intreccio che coinvolge gli Usa

Gli Stati Uniti favoriscono un accordo tra Ruanda e Congo per fermare il conflitto e ridurre l'influenza cinese sulle risorse strategiche. La nuova sfida globale passa dalle miniere africane

Pace, minerali critici e sfida alla Cina: lo strano intreccio che coinvolge gli Usa
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Gli Stati Uniti hanno recentemente favorito il raggiungimento di un accordo preliminare volto a porre fine al conflitto attualmente in corso tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo. L’intesa prevede il reciproco rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale, il contrasto congiunto ai locali gruppi armati non statali e il ritorno dei rifugiati. Le parti si impegnano altresì a produrre una bozza iniziale di un accordo di pace definitivo da sottoporre alla reciproca revisione entro il 2 maggio. Il punto maggiormente rilevante dell’accordo risulta tuttavia essere il punto 3. Esso prevede infatti il reciproco impegno delle parti a favorire un quadro di integrazione economica regionale che favorisca l’avvio di investimenti agevolati dal governo e dal settore privato statunitense.

La Repubblica Democratica del Congo risulta essere il primo produttore mondiale di cobalto, considerato un minerale critico dagli Stati Uniti. Esso risulta infatti essenziale per la produzione di batterie agli ioni di litio presenti in smartphone, veicoli elettrici e sistemi di accumulo energetico, nonché nella realizzazione di motori a reazione e turbine a gas impiegati nel settore aerospaziale. Allo stato attuale, la Repubblica Popolare Cinese domina il mercato congolese dei minerali e di conseguenza gran parte della catena di approvvigionamento globale del cobalto. Tuttavia, Pechino si è rivelata incapace di porre fine al costante stato di instabilità che affligge da decenni la regione. Ciò ha determinato l’apertura di un’opportunità per gli Stati Uniti di estendere la propria influenza nell’area, assumendo il controllo delle locali risorse al fine di rafforzare le proprie catene di approvvigionamento di minerali critici.

La guerra infinita

Il costante stato di instabilità che affligge da decenni la Repubblica Democratica del Congo rappresenta una continuazione della guerra civile nel Ruanda. A seguito del genocidio perpetrato nel paese dagli Hutu a danno dei Tutsi nel 1994, il Fronte Patriottico Ruandese, composto in larga misura da Tutsi, riuscì a prendere il potere, ponendo fine alla brutale pulizia etnica. Gli ex membri delle forze armate e delle milizie affiliate al regime Hutu fuggirono nello Zaire, governato dal loro alleato Mobutu Sese Seko. Il nuovo governo ruandese rispose armando le locali milizie appartenenti al gruppo etnico Banyamulenge, un sottogruppo dei Tutsi, ponendovi a capo il congolese Laurent Kabila. Le forze di quest’ultimo, sostenute dal Ruanda, riuscirono a prendere il potere nel 1997, trasformando lo Zaire nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, Kabila rovesciò poco dopo le alleanze, allineandosi ai gruppi Hutu. Il Ruanda reagì a sua volta armando nuovamente le milizie Banyamulenge e lanciando una massiccia offensiva militare nella parte orientale del paese. Il successivo conflitto, divenuto noto come “la guerra mondiale africana”, vide il coinvolgimento di nove nazioni e decine di gruppi armati, terminando con un accordo di pace nel 2003.

Nel corso degli anni successivi le relazioni tra la Repubblica Democratica del Congo, ora guidata dal Presidente Joseph Kabila, divenuto capo di stato in seguito alla morte del padre Laurent, e il Ruanda, rimasero molto tese. I due paesi continuarono infatti a sostenere segretamente i rispettivi gruppi ribelli, i quali continuarono a generare una forte instabilità nel Kivu, regione orientale del Congo. Nel 2022 i ribelli appartenenti al gruppo armato M23, costituito da Banyamulenge sostenuti direttamente dalle forze armate ruandesi, hanno lanciato una nuova insurrezione nell’area. Tale sforzo è culminato nel 2025 con l’occupazione delle città di Goma e Bukavu, capoluoghi rispettivamente del Kivu del nord e del sud. A tal proposito, l’Amministrazione Biden ha avviato uno sforzo volto a porre fine al conflitto, al fine di porre fine al dominio cinese del locale mercato minerario.

La lotta per le supply chains

Il continente africano è stato interessato negli ultimi decenni da un generale declino dell’influenza occidentale determinato dall’intersezione tra il crescente interesse verso la regione Indo Pacifica e il costante fallimento delle nazioni occidentali nel porre fine alla cronica instabilità nel continente. A tale processo ha fatto seguito un massiccio incremento dell’influenza economica cinese, nonché il progressivo ottenimento da parte della Federazione Russa e della Turchia del ruolo di prestatore di sicurezza di numerose nazioni situate nel continente nero.

Il rinnovato sforzo degli Stati Uniti per porre fine ad uno dei conflitti più lunghi nella storia dell’Africa, testimonia la crescente importanza delle risorse minerarie globali nell’ottica della nuova competizione tra potenze. Il controllo delle catene di approvvigionamento di materiali critici risulterà fondamentale per la determinazione della nuova competizione tra grandi potenze.

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