Vittoria legale per Trump: archiviato il caso dei documenti riservati a Mar-a-Lago

La giudice Aileen Cannon ha deciso di chiudere la vicenda in quanto la nomina del procuratore speciale Jack Smith non è stata fatta dal presidente Usa o approvata dal Senato, violando quindi la Costituzione

Vittoria legale per Trump: archiviato il caso dei documenti riservati a Mar-a-Lago
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Dopo essere sopravvissuto all’attentato di sabato 13 luglio durante il comizio di Butler, Donald Trump può anche vantare una vittoria giudiziaria in Florida. Il giudice Aileen Cannon, all’epoca nominata dallo stesso ex presidente, ha infatti archiviato il caso contro il tycoon per la vicenda dei documenti riservati della Casa Bianca sequestrati a Mar-a-Lago, affermando che la nomina del procuratore speciale Jack Smith, che ha guidato l’indagine, ha violato la Costituzione.

Essa, infatti, non è stata fatta dal presidente degli Stati Uniti e non è stata confermata dal Senato, violando quindi la Appointment clause (clausola delle nomine) della Carta fondante degli Usa. È probabile che il procuratore ricorrerà in appello, perché la decisione della giudice Cannon va in controtendenza rispetto ai pronunciamenti di altri tribunali, risalenti fino al caso Watergate. “Il cancelliere è invitato a chiudere il caso. Le udienze previste sono annullate. Tutte le mozioni pendenti sono respinte in quanto nulle e tutti i termini pendenti sono annullati”, si legge nella sentenza. Essa segna un’importante vittoria legale per Trump, che fa seguito al pronunciamento della Corte suprema degli Stati Uniti che gli ha riconosciuto una parziale immunità nei processi federali contro di lui. Immediata la reazione del tycoon alla notizia. "Mentre andiamo avanti nell'unire la nostra Nazione dopo i fatti orribili di sabato, questa archiviazione dell'accusa illegale in Florida dovrebbe essere solo il primo passo, seguito dalla rapida archiviazione di tutta la caccia alle streghe", ha scritto sul suo social Truth. "Il Dipartimento della Giustizia democratico ha coordinato tutti questi attacchi politici, che sono un complotto per un'interferenza elettorale contro l'avversario politico di Joe Biden, il sottoscritto". Sembra, dunque, che il candidato repubblicano abbia ormai la strada spianata per continuare nella sua corsa alla Casa Bianca.

Il tycoon e il suo team elettorale hanno brandito le vicende giudiziarie come un’arma durante la campagna elettorale. Donald Trump ha infatti dichiarato più volte di essere il bersaglio di una persecuzione dei democratici per impedirgli di riottenere la presidenza. In relazione alla vicenda dei documenti riservati è stato indagato anche Mike Pence, all’epoca vice di Trump, che però non è mai stato incriminato. Anche l’attuale leader di Washington Joe Biden è stato coinvolto in un caso simile, ma nel febbraio scorso un procuratore federale ha dichiarato che non avrebbe dovuto affrontare un processo per aver consapevolmente conservato fascicoli riservati nella sua casa dopo aver lasciato la vicepresidenza nel 2017.

I magistrati hanno motivato la decisione di presentare ben 40 capi d’imputazione contro il tycoon affermando che, mentre Pence e Biden hanno collaborato con gli investigatori, lui ha invece valutato la possibilità di mentire a coloro che stavano cercando di recuperare i documenti e li ha spostati a Mar-a-Lago per impedire che venissero trovati.

Secondo i procuratori, alcuni dei dossier al centro del caso contenevano informazioni legate alla sicurezza nazionale, tra cui informazioni sull’armamento nucleare Usa e le possibili vulnerabilità del Paese in caso di attacco militare.

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