"Sarà il tuo ultimo volo". E il Boeing precipitò nell'oceano

La notte del 31 ottobre 1999 un Boeing 767 della compagnia egiziana EgyptAir si schianta senza alcuna richiesta di soccorso nell'Oceano Atlantico, uccidendo tutti i 217 passeggeri. Il sospetto di un suicidio

"Sarà il tuo ultimo volo". E il Boeing precipitò nell'oceano

Il 31 ottobre 1999 un Boeing 767 della compagnia aerea egiziana EgyptAir, in volo da Los Angeles a Il Cairo, precipita a largo dell’isola di Nantucket, in Massachusetts. A causa della tragedia perdono la vita tutte le 217 persone a bordo. Sul volo sono presenti passeggeri di diverse nazionalità: statunitensi, egiziani, canadesi, sudanesi, tedeschi e un passeggero dello Zimbabwe.

La dinamica dello schianto

È la notte del 31 ottobre e il volo EgyptAir 990 partito da Los Angeles, dopo lo scalo a New York, sta sorvolando l’isola di Nantucket, in Massachusetts. Dopo aver lasciato l’isola, il Boeing inizia la traversata atlantica senza alcun problema.

L’equipaggio del volo 990 è composto dal 36enne Adel Anwar, da Ahmed El-Habashi, dal primo ufficiale Jameel El-Batouti e dall’ingegnere di volo Raouf Noureldin. L’aeromobile si è lasciato alle spalle Nantucket da circa 20 minuti, quando dalle registrazioni in seguito reperite, emerge che Jameel El-Batouti cerca di convincere il pilota più giovane, Adel Anwar, ad uscire dalla cabina di pilotaggio per il turno di riposo. Anwar, seppur sorpreso dall’insistenza del collega, che in quel momento aveva il turno di riposo, gli lascia il posto ed esce dalla cabina.

È l'1.49 del mattino, e ai comandi ci sono solo Ahmed El-Abashi e Jameel El-Batouti, mentre gli altri due riposano. A un certo punto anche El-Abashi esce dalla cabina, lasciando momentaneamente il collega da solo, il quale disattiva il pilota automatico senza un'apparente motivazione e spinge la barra di comando in avanti. Il Boeing inizia a scendere in picchiata verso l'Oceano Atlantico a tutta velocità, i passeggeri sono terrorizzati dai violenti sobbalzi dell’aereo, e dagli allarmi che risuonano per il velivolo, del tutto fuori controllo.

Parenti vittime EgyptAir 990

El-Habashi riesce in qualche modo ad entrare in cabina di pilotaggio, per capire cosa stia succedendo e prova a tirare a sé la barra di comando, ma El-Batouti continua a tirarla in avanti. La situazione è drammatica, El-Habashi riesce a diminuire la folle velocità del velivolo, ma servirà a poco. Dalle scatole nere rivenute dopo la tragedia, emerge che El-Batouti subito dopo spegne i motori, portando l’aereo in modalità “cutoff” e causando un distacco di corrente. Da quel momento in poi le registrazioni si interrompono, lasciando intuire cosa sia accaduto. Alle ore 1.50 il volo EgyptAir 990 precipita nell’Oceano Atlantico, a circa 97 chilometri dall’isola di Nantucket, portando sul fondo gelido del mare tutti i suoi occupanti.

Le indagini

A condurre le indagini sullo schianto del volo 990 furono il National Transportation Safety Board, affiancato dalla Federal Aviation Administration, la Boeing e la United States Coast Guard. Fin da subito apparve chiaro agli inquirenti che nessun guasto meccanico avrebbe potuto causare le manovre che vennero fuori dall’analisi delle scatole nere e che dal velivolo non partirono richieste di soccorso.

Recupero EgyptAir 990

Nel rapporto conclusivo la Ntsb affermò che “la causa probabile dell'incidente del volo EgyptAir 990 fu la deviazione del velivolo dal normale volo di crociera e conseguente impatto sull'Oceano Atlantico dovuto all'intervento sui comandi dell'aereo effettuato dal primo ufficiale. Il motivo di tale azione non è stato ufficialmente riconosciuto”.

In base alle indagini quindi, l’incidente mortale sarebbe stato provocato da un atto suicida del pilota Jameel El-Batouti. Dalle registrazioni all'interno del cockpit si sentiva il pilota affermare più volte: “Adesso ho deciso” e "Affido la mia anima a Dio”, frasi che secondo gli inquirenti dimostrerebbero l’intento suicida del pilota. Nonostante la prova che, qualora si fossero verificati dei problemi meccanici, El-Batouti avrebbe potuto facilmente risolvere la situazione, le autorità egiziane rifiutarono l'ipotesi del suicidio, sostenendo che l’aereo si schiantò per una serie di guasti tecnici mai appurati.

La tesi di un atto suicida e le probabili motivazioni

Gli inquirenti scoprirono in seguito che Jameel El-Batouti aveva una figlia di 10 anni gravemente malata e che non riuscendo più a pagare le sue cure, avrebbe deciso di togliersi la vita. Secondo un’altra teoria, riportata in seguito dal Guardian, il pilota egiziano avrebbe mostrato una condotta non appropriata con ragazze minorenni e molestato le cameriere e le ospiti degli hotel in cui soggiornava.

Scatola nera EgyptAir 990

A bordo del volo 990 quella notte viaggiava il dirigente della EgyptAir Hatem Rushdy, il quale durante il volo aveva comunicato a El-Batouti che quello sarebbe stato il suo ultimo volo negli Stati Uniti. Il dirigente disse al pilota che la sua condotta riprovevole costituiva motivo di imbarazzo per l'azienda.

Preso dalla disperazione quindi, il pilota avrebbe pensato di farla finita, mettendo in atto una vendetta personale nei confronti di Rushdy e trascinando con sé gli sfortunati e innocenti passeggeri. Stando alla testimonianza di un ex pilota della EgyptAir, il dirigente, prima del volo 990, avrebbe detto a El-Batouti: “Questo sarà il tuo ultimo volo” e il pilota, visibilmente alterato, gli avrebbe risposto: “Anche per te”.

Ma anche questa teoria non prese piede e le autorità egiziane continuarono a sostenere che non ci si poteva basare sulle parole

pronunciate dal pilota prima dello schianto, per determinare che la causa della sciagura fosse un atto suicida e che le dicerie sul conto del loro connazionale erano un tentativo da parte degli Stati Uniti di screditare l’Egitto.

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