I numeri fanno impressione, e tra l'altro, c'è da sottolinearlo, si tratta "solo" degli episodi accertati: in un arco cronologico di 60 anni, vale a dire dal 1964 fino al 2023, all'interno della chiesa altoatesina sono stati documentati 67 casi di abusi sessuali. I sacerdoti responsabili delle violenze avevano mediamente un'età compresa tra i 28 e i 35 anni, mentre le vittime minorenni, poco più del 50% di sesso femminile, tra gli 8 e i 14 anni.
Lo studio
Questi sono solo alcuni dei dati agghiaccianti di una ricerca sugli abusi condotta dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, su incarico della Diocesi di Bolzano e Bressanone. La presentazione in conferenza stampa dei dati dello studio è stata inserita nel progetto triennale "Il coraggio di guardare", alla presenza del vescovo Ivo Muser.
"Tutte le cifre indicate sono una parte minima di quel che è realmente accaduto", spiegano i responsabili del report, "è il resoconto di quel che è già venuto alla luce, il fenomeno sommerso è molto più ampio ed è difficile da quantificare". Si parla almeno di 24 sacerdoti responsabili e di 59 vittime accertate."Il numero complessivo dei casi esaminati è di 67 riferibili a un tempo e un luogo preciso. Di questi 67", precisa lo studio legale, "alcuni sono stati dimostrati da confessioni altri sono plausibili, di 14 non abbiamo definito plausibilità". Gli autori della ricerca hanno ringraziato la diocesi di Bolzano e Bressanone per la collaborazione, avvenuta mettendo a disposizione i documenti richiesti, ribadendo che"in altri casi questo non è accaduto", e che si tratta dell'unica diocesi"in tutta Italia, su oltre 200, ad aver concesso a organismo indipendente questo tipo di ricerca".
I casi sono rimasti anonimi con l'obiettivo di tutelare le vittime, alcune delle quali presenti in sala durante la conferenza stampa. Per esempio, il caso numero 5, abbastanza emblematico di cosa purtroppo accade troppo di frequente, è relativo a un sacerdote che negli anni '60 compì un primo abuso e fu semplicemente trasferito, reiterando il reato in altre circostanze e finendo con l'essere spostato di sede in continuazione per 50 anni, vale a dire fino al 2010, quando finalmente fu sollevato dall'attività pastorale. Un caso nel quale "manca una cultura dell'errore e questo, nel caso degli abusi, è l'inizio della fine", ha commentato l'avvocato Ulrich Wastl. Nel caso 15, nonostante le rimostranze della comunità dei fedeli, un prete arrivò addirittura a celebrare i funerali di un suicida, presunta vittima dei suoi abusi sessuali.
Le parole del vescovo
"Ogni caso è un caso di troppo, assolutamente di troppo", ha commentato il vescovo della Diocesi di Bolzano e Bressanone Ivo Muser. "Sono molto colpito. Il mio primo pensiero e la prima riflessione durante questa conferenza stampa sono sempre stati rivolti alle vittime, sia che siano in vita o già decedute. Questo tema colpisce fortemente, ovviamente è legato anche ad un forte senso di vergogna: serve il coraggio di guardare", ha aggiunto. Dopo il ringraziamento fatto agli autori dello studio, il pensiero va soprattutto alle vittime delle violenze.
"Ho imparato quanto distruttivo, quanto umiliante sia l'abuso sessuale e voglio anche in futuro continuare ad imparare, ad apprendere nella speranza che molti di voi mi diano il loro sostegno su questa strada, su questo percorso", ha proseguito il vescovo."Voglio ringraziare tutte le vittime, tutti i testimoni e tutti coloro che hanno dato il oro contributo affinché questa ricerca, questo lavoro fosse possibile", ha dichiarato in conclusione Muser.
"E voglio esprimere anche la mia speranza e la mia profonda convinzione: la Chiesa deve essere uno spazio e lo deve diventare sempre di più, e questo per me è veramente una strada, un percorso che no si conclude oggi, deve essere uno spazio sicuro per minori, giovani e ovviamente anche per adulti, soprattutto se sono adulti vulnerabili e abbiamo il dovere di prestare particolare attenzione e rispetto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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