Salme tagliate a pezzi e gettate nell’ossario: l'orrore nel cimitero

I lavoratori della struttura cimiteriale Flaminio di Roma offrivano ai familiari dei defunti inumati alternative alla cremazione promettendo di applicare forti sconti

Salme tagliate a pezzi e gettate nell’ossario: l'orrore nel cimitero

Le immagini delle telecamere installate dai carabinieri del nucleo radiomobile tra le tombe del cimitero Flaminio di Roma sono raccapriccianti. Si vedono alcuni lavoratori dell’Ama, la società in house che gestisce la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, l'espletamento dei servizi cimiteriali e la nettezza urbana nel territorio della Capitale, intenti ad amputare i resti dei cadaveri dissotterrati. Le salme mummificate venivano tagliate con coltelli e gettate a pezzi nell’ossario comune. Tutto ciò non in conseguenza di un rito macabro, ma per nascondere una truffa nei confronti dei familiari dei defunti. Come riporta il quotidiano la Repubblica a essere coinvolti erano una decina di dipendenti Ama e tre imprese funebri.

Il giro d’affari illecito

Queste persone incassavano centinaia di euro dai parenti dei cadaveri imbrogliandoli. L’attività illegale si è svolta nei primi due mesi del 2020. Gli impiegati della società in house offrivano un’alternativa meno onerosa ai familiari delle persone inumate dopo i trent’anni di sepoltura nel loculo previsti per legge. Secondo la normativa le salme, trascorso questo periodo, devono essere cremate, ma il servizio ha un costo superiore ai mille euro. I dipendenti Ama assicuravano ai parenti di poter agire in maniera diversa, senza specificare in che modo, per pochi soldi, non più di 300 euro. Dove finivano i resti dei loro cari nessuno sapeva nulla. Un piano che faceva tutti contenti: i truffatori, che incassavano il denaro senza sostenere alcun costo, e i familiari, i quali ottenevano un risparmio considerevole.

L’indagine

Per quegli affari illeciti sono finiti davanti ai giudici sedici lavoratori con le gravi accuse di truffa e vilipendio di cadavere.

Appresa la notizia, l’Ama ha scelto di costituirsi come parte civile nei confronti degli ex dipendenti della società ai quali ha chiesto 500mila euro di risarcimento danni. I vertici dell’azienda sostengono che il comportamento grave dei lavoratori ha leso l’immagine dell’Ama procurandole danni diretti e indiretti.

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