Andrea Papi era vivo quando è stato ucciso da un orso. A confermarlo l'autopsia

L'esito dell'autopsia ha confermato che il giovane runner Andrea Papi era vivo quando è stato aggredito da un orso in Val di Sole

Andrea Papi era vivo quando è stato ucciso da un orso. A confermarlo l'autopsia

Andrea Papi, il giovane trovato morto nei boschi di Caldes (Trento) nella notte tra mercoledì 5 e giovedì 6 aprile, era ancora vivo quando è stato aggredito da un orso. È arrivata nel tardo pomeriggio la conferma ufficiale dai consulenti incaricati dalla Procura di indagare sulla morte del giovane.

L’aggressione

Il giovane runner della Val di Sole, in Trentino, è stato aggredito mercoledì sera da un orso mentre stava scendendo di corsa dal monte Peller per far rientro a casa, dove era atteso per cena. A seguito di una svolta dalla curva cieca il giovane è stato colto dall’animale e a nulla è bastato il tentativo di difesa con un bastone.

Sin da subito, gli abitanti del luogo hanno sostenuto che il ventiseienne fosse vivo al momento dall’aggressione, ma adesso a confermarlo sono i primi rilievi autoptici, arrivati a seguito di operazioni peritali, eseguiti dall’anatomopatologa dell’Università di Verona, Federica Bortolotti, che avrebbero dovuto chiarire se le lesioni abbiano causato la morte del ragazzo oppure siano successive al decesso.

Il ritrovamento del cadavere

Il giovane ventiseienne, che si era laureato all’Università di Ferrara in Scienze motorie, è stato trovato morto con il corpo dilaniato. Sin dal ritrovamento del cadavere della vittima, dopo aver visto le ferite presenti sul corpo, era subito emerso che si trattasse di lesioni procurate da un animale selvatico di grandi dimensioni e la conferma è arrivata con l'effettuazione dell'esame autoptico. Infatti, a causare l’uccisione di Papi sarebbe stato uno dei venti orsi che si muovono sui sentieri della val di Sole e val di Non. Il procuratore Sandro Raimondi e la pm Patrizia Foriera, che hanno aperto un’inchiesta, hanno anche incaricato un veterinario, Alessandro De Guelmi, e la dottoressa Haidi Hauffe, dell’Unità genomica della Conservazione, della Fondazione Mach, con il compito di effettuare gli approfondimenti scientifici sulle tracce biologiche ritrovate sul corpo del runner. Rimane da individuare, però, il plantigrado responsabile dell’aggressione, per cui sono stati disposti gli esami sui campioni di dna prelevato, che verranno eseguiti presso i laboratori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Nell’arco di un paio di giorni, infatti, dovrebbero arrivare i risultati genetici che daranno un’identità all’orso che si trovava nella zona.

La posizione del Wwf

Se effettivamente il giovane fosse stato ucciso dall’orso, si tratterebbe della prima uccisione di una persona da parte di un plantigrado in Trentino dall'avvio, nel 1996, del progetto "Life Ursus", per la tutela della popolazione di orso bruno.

Sull'episodio è anche intervenuto il Wwf Italia che ha riferito: “In Trentino la popolazione di orso conta oggi circa 100 esemplari. In un'area turistica e dall'antropizzazione diffusa, in questi ultimi 20 anni gli episodi di interazione aggressiva di orsi a persone sono stati 7, nessuno dei quali ha portato a conseguenze letali per le persone” – poi ha aggiunto: “Questo tragico episodio rappresenterebbe, nel caso le cause del decesso ipotizzate fossero confermate dagli esami autoptici, il primo caso di attacco mortale di un orso in Italia".

Infine, l’associazione ha concluso: "Tenuto conto della gravità dell'episodio, della dinamica e ovviamente solo dopo una sicura identificazione genetica dell'individuo ritiene che vada applicato il protocollo previsto dal PACOBACE che contempla anche la rimozione dell'individuo”.

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