Il tanto agognato termovalizzatore non vedrà la luce prima del 2026, mentre il progetto dell’allargamento dell’area Ztl divide la politica. La giunta Gualtieri è in grande affanno e il Pd a Roma, già in fermento per la corsa al nuovo segretario cittadino, sembra sempre più nel caos.
Il termovalorizzatore della discordia
Se le parole di Elly Schlein, per quanto arzigogolate e confuse, hanno posto una pietra tombale sull’annosa vicenda del termovalorizzatore, la sua realizzazione ha tempi lunghi e continua a generare malumori e mugugni non solo tra le fila dei Verdi e della sinistra radicale. L’ex deputato Marco Miccoli, già segretario del Pd romano e capo della segreteria politica del segretario Nicola Zingaretti, è uno dei più feroci oppositori del termovalorizzatore. Sulla sua pagina Facebook sono numerose le condivisioni dei post delle manifestazioni contro “l’inceneritore”. Miccoli, dopo aver applaudito per l’apertura al confronto promossa della neosegretaria che egli stesso ha sostenuto, ha puntualizzato:“La battaglia sull'inceneritore di Santa Palomba durerà per i prossimi tre anni, ben vengano il confronto e soprattutto la volontà di ascoltare i territori interessati”. In Aula Giulio Cesare, però, il Pd non si è mai diviso su questo tema. “Sul termovalorizzatore la procedura è avviata. Si sono registrati i malumori di alcuni personalità del Pd romano, ma il sindaco è stato nominato commissario di governo da Draghi e andiamo avanti dritti”, conferma a ilGiornale.it la consigliera comunale Giulia Tempesta. Una compattezza che, come spiega il consigliere d’opposizione meloniano Federico Rocca, è necessaria “altrimenti il Pd dovrebbe mandare a casa il sindaco Roberto Gualtieri che decide in virtù della nomina a commissario straordinario per il Giubileo. È grazie a questo incarico lui ha potuto by-passare il piano rifiuto di Zingaretti”. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che il termovalorizzatore, però, sarà pronto per il 2026, a un anno di distanza dalla fine del Giubileo.
L'allargamente dell'area Ztl manda in tilt Roma
Ma, ora, a impensierire i democratici capitolini c’è soprattutto l’allargamento dell’area Ztl. Una scelta che il Pd romano giustifica con il classico “ce lo chiede l’Europa”, ma contro la quale l’opposizione ha già iniziato una dura battaglia. “Abbiamo aperto una sottoscrizione che si avvia a raggiungere le 50mila firme per fermare questa follia voluta da Gualtieri”, annuncia Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Campidoglio che critica questo progetto perché “comprende quasi tutte le principali aree della Capitale fin quasi al Raccordo Anulare” e perché “viene considerata l’area verde più grande d’Europa con ben 51 varchi”. Anche la piddina Tempesta esprime dei dubbi che si augura che verranno sanati durante una riunione di maggioranza che dovrebbe tenersi tra qualche giorno. “Percepisco il malumore e vorrei evitare che diventi troppo diffuso”, spiega la Tempesta che, insieme al presidente dell’assemblea capitolina Svetlana Celli e al consigliere Mariano Angelucci, è stata citata dal Tempo come tra le più dubbiose su questo progetto.
“Ho chiesto una riunione politica perché se dobbiamo intraprendere questo provvedimento è necessario comunicare bene ai cittadini quel che stiamo facendo altrimenti sembriamo matti”, aggiunge la Tempesta secondo cui sarebbe necessario intervenire per “incentivare il trasporto pubblico e venire incontro a quei cittadini che non possono cambiare la macchina”. È dello stesso avviso anche Daniele Torquati, presidente del XV Municipio, che, sebbene sostenitore di questo progetto, ha chiesto un consiglio straordinario “per ottenere la maggior condivisione possibile da parte della cittadinanza perché in queste settimane ci sono state informazioni poco corrette”. Insomma, il Pd capitolino teme una vera e propria rivolta da parte dei romani che abitano nelle periferie e che versano perlopiù in condizioni economiche tali da non potersi permettere di rottamare la propria auto. Ma non solo. Sarebbero ben 700 i taxi che dovrebbero andare in pensione.
Prossima bomba: la corsa alla segreteria del Pd romano
Sullo sfondo c’è la corsa alla segreteria. Al momento, gli unici candidati hanno tutti sostenuto la neosegretaria alle primarie nazionali. In primis Enzo Foschi, vicesegretario Pd nel Lazio, coordinatore della mozione Schlein a Roma e consigliere comunale si dai primi anni ’90. Poi ci sono Ludovico di Traglia, segretario dei Giovani Democratici capitolini, il consigliere comunale Giovanni Zannnola e il minisindaco di Montesacro Paolo Emilio Marchionne. Una lotta che si consumerà tra gli zingarettiani come Foschi e gli uomini del deputato Claudio Mancini, grande sostenitore del sindaco Roberto Gualtieri e del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Questi ultimi non hanno ancora espresso un loro candidato così come i franceschiniani.
“Che farà Michela Di Biase? Si schiera con i vecchi come Foschi o con i giovani come Di Traglia?”, si chiedono ora i militanti del Pd riconoscendo nella figura della moglie dell’ex ministro Dario Franceschini un nuovo punto di riferimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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