Quasi 300 video dei lupetti, poi lo stupro. Così il capo scout abusava dei bimbi

A processo un 19enne. Dai falsi profili agli abusi: come agiva Instagram per agganciare le sue vittime

Quasi 300 video dei lupetti, poi lo stupro. Così il capo scout abusava dei bimbi
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Ha abusato di un bambino di 9 anni, ha conquistato con l’inganno la fiducia di altri ragazzini facendosi inviare materiale pedopornografico. Sono alcune delle accuse di cui dovrà rispondere Simone Di Pinto, aiuto caposcout di Terracina che ha scelto nei giorni scorsi di essere giudicato col rito abbreviato.

Il falso profilo social per ingannare le giovani vittime

Sono quatto le denunce contro il capo scout di Terracina alla base dell’inchiesta che ha portato al processo. I fatti sono accaduti nella primavera dello scorso anno, quando l’imputato aveva 19 anni- Il capo scout ha creato un falso profilo su Instagram fingendo di essere una ragazzina di 13 anni e attraverso questo profilo ha contattato un lupetto di 12 anni. In questo modo ha chiesto al ragazzino di mandarli foto intime, sempre più spinte. Il 12enne, impaurito dall’insistenza di queste richieste ha bloccato l’account. Alla fine il dodicenne ha confessato tutto ai genitori che hanno presentato una denuncia. Nel frattempo l’imputato aveva contattato un’altra vittima e si era fatto consegnare, dietro ricatto, altre immagini e video a contenuti pedopornografici. “E’ un patto che non puoi rifiutare” “O accetti o ti rovino, lo dico a tutti”. Erano alcune delle frasi utilizzate per convincere i malcapitati.

Gli abusi su un bambino di 9 anni

Ma il peggio doveva ancora venire. Perché Simone Di Pinto è accusato anche di aver palpeggiato un bambino di 9 anni. La presunta violenza sarebbe avvenuta in un luogo appartato vicino alla parrocchia dove operava il gruppo scout. Alla fine le denunce contro il ragazzo hanno portato all’intervento delle forze dell’ordine. Durante le indagini, sul cellulare e sui dispositivi elettronici del capo scout sono state trovati 292 filmati pedopornografici con minori tra i 5 e i 18 anni.

Il giudice per l’udienza preliminare Angela Gerardi ha intanto accettato la costituzione di parte civile dei genitori delle vittime, del gruppo scout di Terracina in cui operava il diciannovenne, della Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Lazio, Monica

Sansoni, e delle associazioni impegnate nella tutela dei minori “Insieme a Marianna” e “No child abuse”, rigettando le opposizioni della difesa dell’imputato, rappresentata dalle avvocate Ippolita Naso e Carmela Massaro.

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