In manette la banda del buco: ecco come colpivano gli uffici postali di Roma

C'è anche Italo de Witt, conosciuto come "il Tedesco", tra le persone indagate. L'uomo è stato protagonista in passato di colpi epici che lo hanno reso un mito tra i "cassettari" della Capitale

In manette la banda del buco: ecco come colpivano gli uffici postali di Roma
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Erano diventati il terrore degli impiegati e dei clienti degli uffici postali di Roma. Sono stati acciuffati dalla polizia i componenti della banda del buco che nei mesi scorsi hanno effettuato una serie di rapine nella Capitale. Questa mattina sei persone sono state arrestate dalla squadra mobile e dai poliziotti del centro operativo sicurezza cibernetica del Lazio che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip di Roma su richiesta della procura.

L'accusa è quella, a vario titolo e a seconda delle posizioni, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine presso uffici postali e di concorso in rapine. C'è anche Italo de Witt, conosciuto come "il Tedesco", tra le persone indagate. L'uomo è stato protagonista in passato di colpi epici che lo hanno reso un mito tra i "cassettari" di Roma. Nel novembre del 1995 de Witt venne anche accusato per la rapina all'agenzia del Credito Italiano di piazza di Spagna.

Le indagini

Gli inquirenti hanno lavorato senza sosta sull'intero territorio della Capitale e della provincia e sono riusciti a delineare con precisione i ruoli ricoperti dagli associati, per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Un 75enne e un 70enne sono risultati i capi e i promotori dell'organizzazione. Il primo svolgeva anche il ruolo di "palo", mentre il secondo, insieme a un 66enne, eseguiva materialmente le rapine negli uffici postali. Nel corso dell'attività investigativa, è emerso come gli altri indagati in concorso, destinatari dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, avevano altre mansioni. Un 68enne si occupava della riproduzione di chiavi per poter accedere agli uffici postali o a locali attigui dove poi, altri due, rispettivamente di 53 e 50 anni, provvedevano a praticare i fori per poi consentire ai complici di accedere all'interno delle filiali da colpire.

La rapina a San Giovanni

Alle persone rinchiuse in carcere è stata contestata la commissione della rapina avvenuta il 3 maggio dello scorso anno, in zona San Giovanni. Nello specifico, il 70 enne e il 66enne, armati di pistola, entrarono nell'ufficio postale, muniti di una chiave alterata e, dopo aver minacciato la direttrice che era intenta a caricare lo sportello atm, asportarono contanti per circa 195mila euro, con la collaborazione di un'altra persona che aveva la mansione di "palo" all'esterno della filiale.

L'arresto in flagrante

Grazie ai successivi accertamenti investigativi, è stato possibile monitorare le attività degli indagati ai quali, a vario titolo, sono stati quindi contestati altri due tentativi avvenuti negli scorsi mesi di settembre e novembre, rispettivamente a Setteville di Guidonia e nel quartiere Tuscolano, dove il 70enne, il 66enne e il 75enne sono stati tratti in

arresto in flagranza di reato mentre si apprestavano, armati di taglierino, a fare ingresso in una sede di Poste Italiane accedendo attraverso un "buco" praticato dai complici in un locale attiguo all'ufficio.

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