"Via Che Guevara non si tocca". Torna l'ipocrisia "stradale" della sinistra

A Vaiano (Cremona) progressisti indignati per la decisione della giunta di sostituire via Che Guevara con via San Francesco. "Revisionismo". Ma a politicizzare la toponomastica è proprio la sinistra

"Via Che Guevara non si tocca". Torna l'ipocrisia "stradale" della sinistra
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La doppia morale progressista è tornata su strada. Nel vero senso della parola. A Vaiano Cremasco (Cremona), Pd, compagni e rifondaroli si stanno struggendo per la decisione della giunta comunale di modificare il nome di via Che Guevara in via San Francesco d'Assisi. Di sostituire il santino laico della sinistra con un santo vero e proprio non se ne parla: l'intitolazione - strillano i difensori del "Che" - deve restare quella attuale. Le motivazioni che animano tale protesta, tuttavia, sono l'espressione di un progressismo ipocrita, che da una parte vorrebbe riscrivere la storia a colpi di cancel culture e che dall'altra si riscopre invece strenuo difensore della "memoria storica".

Per contestare la volontà della giunta comunale, Partito Democratico e Rifondazione Comunista hanno indetto un sit-in e una raccolta firme. "A Vaiano Cremasco, si sta tentando di riscrivere la storia attraverso l’atto, puramente ideologico, di modificare il nome di via Ernesto 'Che' Guevara. Questo non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di revisionismo storico da parte della destra italiana, che mira a riformulare la percezione di figure e eventi storici", ha attaccato il coordinatore provinciale Sinistra Italiana Cremona, Paolo Losco, secondo il quale le motivazioni del sindaco Graziano Baldassarre "sembrano voler distortamente decontestualizzare la figura di Guevara, presentandolo come un sanguinario despota".

Tuttavia, per l'esponente di Sinistra Italiana "è innegabile che Ernesto Guevara, medico argentino, abbia dedicato la sua vita alla lotta per la libertà, la dignità, e l'autodeterminazione dei popoli oppressi dell'America Latina". Altro che San Francesco. In realtà, il comandante ed ex ministro dell'industria di Cuba era anche uno che predicava "l'odio come fattore di lotta, l'odio intransigente contro il nemico, che permette all'uomo di superare le sue limitazioni naturali e lo converte in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere". E per tracciare un quadro completo del personaggio si dovrebbero probabilmente citare alcune sue frasi su omosessuali e neri che oggi la sinistra bollerebbe senza esitazione come razziste, classiste e omofobe.

Ma quando si tratta del "Che", stranamente gli impulsi della moderna cultura woke svaniscono. "Cancellare il nome di Che Guevara dai cartelli stradali rappresenta un tentativo di riscrivere la storia e delegittimare figure che hanno combattuto per la libertà. In un’epoca in cui si cerca di normalizzare figure e ideologie oppressive, è fondamentale conservare la memoria storica e contrastare questi tentativi di revisionismo", ha aggiunto Losco di Sinistra Italiana. Peccato però che, in altre parti d'Italia, a invocare con forza forme di revisionismo toponomastico sia la stessa sinistra, pronta a indignarsi quando qualcuno propone intitolare vie e piazze a personaggi culturalmente vicini alla destra.

Come riferiscono le cronache, a fare i conti con questa intransigenza progressista a targhe alterne sono state personalità come lo scrittore e patriota Gabriele D'Annunzio, l'aviatore Italo Balbo, il politico Giorgio

Almirante, il grande giornalista Indro Montanelli e la scrittrice Oriana Fallaci. Solo per citarne alcuni. Su questi ultimi, la scure della damnatio memoriae di sinistra non ha mai esitato ad abbattersi.

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