Perché Milano ricorda Ho Chi Minh e Marx e dimentica Pietro Bucalossi che è stato un grande sindaco? Perché non celebra anche il leader socialista Bettino Craxi, primo presidente del Consiglio milanese, oltre al segretario comunista Enrico Berlinguer, piuttosto estraneo alla città? E visto che a Palazzo Marino ambiscono alla parità di genere anche nella toponomastica, perché non danno corso all'idea di un parco-giochi o di una scuola col nome di Paola Bonzi, fondatrice del Centro per la vita della Mangiagalli, sicuramente più legata alla città di Nilde Iotti, che sarà omaggiata con un giardino al pari di Rosa Parks?
Forse ci si è posti il problema di una «par condicio» di genere, e magari anche di un'equilibrata gratificazione delle tifoserie calcistiche cittadine, però la toponomastica politica resta sbilanciata verso sinistra. Una mozione per Bucalossi era stata proposta da Fabrizio De Pasquale (Fi) ma da allora è rimasta lettera morta. Così il primo cittadino che ottenne il pareggio di bilancio, l'oncologo, il deputato socialista-democratico aspetta invano, mentre altri personaggi riscuotono attenzione e celebrazioni. «È arrivato il momento di un po' di pluralismo - dice De Pasquale - le scelte di questa amministrazione sono a senso unico, pare che se non si è stati nel Pci non si possa ambire a niente. E invece è il momento di rendere omaggio alla grande tradizione repubblica e laica di Milano, e ci sono altre grandi figure che meritano, penso a Bernardo Caprotti, che è stato un grande imprenditore, ma penso che meritino un ricordo anche Cesare Romiti e Franco Zeffirelli, legato alla storia della Scala. E anche Marco Pannella è una figura importante, mentre per Craxi credo che purtroppo dovremo aspettare un sindaco più coraggioso e meno dipendente dagli starnuti di Beppe Grillo».
Sui giardini Pannella - simbolicamente davanti a San Vittore - la giunta (compreso il radicale Lorenzo Lipparini) ha pasticciato non poco, inducendo i militanti dell'associazione Cazzavillan a procedere a una sorta di intitolazione fai-da-te. E qualcosa del genere accadrà il 3 ottobre anche in corso di Porta Ticinese, dove sorgeva la «Colonna infame». Parteciperà lo storico Gianluca Margheriti. L'antefatto è che diversi esponenti della politica e della cultura con una lettera al Comune (sottoscritta tra gli altri dall'ex sindaco Gabriele Albertini, dall'ex ministro Claudio Martelli e dall'ex deputato Lorenzo Strik Lievers) avevano chiesto due targhe: quella per Enzo Tortora sarà posta in via dei Piatti nel giorno del compleanno del giornalista-presentatore e deputato radicale (il 30 novembre), ma resta inascoltato l'appello per la targa dedicata alla «Colonna» resa celebre grazie all'opera di Alessandro Manzoni, quella che proprio Tortora volle accanto alle sue ceneri nell'edizione con prefazione di Leonardo Sciascia, grande scrittore «illuminista» e garantista. E a proposito, resta in sospeso anche l'omaggio a Sciascia, che pure l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno aveva approvato. E un sì dell'assessore era arrivato (invano?) anche per la Brigata ebraica, che ebbe un ruolo cruciale nella Liberazione di Milano.
Insieme alla tradizione laica e socialista, resta insoddisfatta l'aspirazione leghista per una via a Gianfranco Miglio, giurista, senatore, teorico di una feconda riscoperta del federalismo. All'idea di un ricordo di Miglio dette voce qualche anno fa Stefano Bruno Galli, oggi assessore regionale. In passato, d'altra parte, molto dovette battagliare la Gioventù liberale per ottenere una via dedicata a Giovanni Malagodi, prestigioso leader del Pli, presidente a più riprese dell'Internazionale liberale e ministro degli Esteri: alla fine ottenne solo un «passaggio», anche se centralissimo. Per passare dai liberali alla destra, nel 2016 l'iscrizione al Famedio - col via libera dell'allora presidente del Consiglio comunale, il «comunista Basilio Rizzo» - è stata concessa al deputato missino Franco Servello. A lungo è stato purtroppo volutamente «dimenticato» Sergio Ramelli, studente diciottenne che 45 anni fa fu ucciso barbaramente, solo per il suo orientamento politico, mentre tornava a casa col motorino. La attuale deputata Paola Frassinetti, allora assessore provinciale alla Scuola, ha fatto porre una targa. «Ma è nascosta - ha spiegato di recente - Io penso che Milano non possa non intitolare a Ramelli la sua scuola». Nel 2005 a questa giovane vittima innocente dell'odio politico furono intitolati dei giardini. E fu, quella di Albertini, una stagione in cui si ottenne un certo bilanciamento delle intitolazioni, basti pensare ai giardini per Montanelli, in corso Venezia, dove è stata collocata una statua del giornalista, che di recente è stata presa di mira da vandali politici e criticata anche da altri, a sinistra. No problem invece per la palazzina Liberty intitolata a Dario Fo. Ci sono Comuni d'altra parte Comuni con vie Togliatti, Lenin o Tito.
Un gesto in grado di unire sarebbe riprendere in mano la proposta di un omaggio a Paola Bonzi, grande figura della Milano operosa e che aiuta. La aveva accolta con favore anche Pierfrancesco Majorino, eurodeputato del Pd («Sarebbe bello ricordarla dedicandole un luogo simbolico, capace di unire», aveva detto).
Va anche dato atto al sindaco Beppe Sala, di aver mostrato grande attenzione per l'opera della fondatrice del Cav, che circa un anno fa è scomparsa ed è stata iscritta al Famedio. Forse l'idea di un parco o di una scuola merita di essere ripresa anche a Milano, come sta facendo Vanzaghello (un asilo nido) e come è stato proposto anche a Bareggio.
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