Condannato due volte, bidello pedofilo continua a lavorare e abusa di un altro bambino

Il caso gravissimo in una scuola elementare romana. Dopo tre condanne e una richiesta di risarcimento al Miur, sul caso interviene anche la Corte dei Conti

Condannato due volte, bidello pedofilo continua a lavorare e abusa di un altro bambino

Malgrado le due pesantissime condanne per pedofilia alle spalle, per un certo periodo ha continuato a esercitare la professione di bidello in una scuola elementare, costituendo un serio pericolo per i piccoli presenti nella struttura.

Una situazione inaccettabile e incomprensibile, sulla quale la Corte dei Conti intende adesso fare chiarezza. Non solo. La Corte pretende anche che chi ha consentito all'orco di lavorare nonostante le sentenze paghi i danni.

Il caso choc

Questa storia risale all'ormai lontano 1991, quando venne emessa la prima condanna nei confronti del bidello. Approfittando del proprio lavoro, il soggetto trovava il modo di avvicinarsi ai bambini, alunni delle elementari, per abusare di loro. L'imputato, accusato di pedofilia, era riuscito a patteggiare una condanna a un anno e 9 mesi di reclusione, pena sospesa. Non solo. Per i precedenti reati di violenza carnale, atti osceni e ratto a fine di libidine, spiega Il Messaggero, aveva ottenuto la riabilitazione dal tribunale di Napoli.

Poi, nel 2005, la seconda condanna per aver abusato di un'alunna di una scuola media romana. In quell'occasione, l'orco fu condannato a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione, oltre che all'interdizione perpetua da qualsiasi incarico presso istituti scolastici.

Con tali precedenti, il soggetto non avrebbe mai più dovuto avvicinarsi a scuole o altre strutture dove sono presenti dei bambini. Eppure qualcosa è andato storto.

Malgrado la lettera protocollata inviata dall'autorità giudiziaria all'Ufficio scolastico regionale, e la denuncia depositata dallo stesso ufficio scolastico, che aveva addirittura avviato un procedimento disciplinare, il bidello era rimasto nell'istituto. Poi, nella domanda di aggiornamento della graduatoria non aveva riferito dei suoi precedenti penali (questo nel 2008).

L'assenza dei controlli e la recidiva

Quanto accaduto in seguito può essere spiegato da una grave assenza di controlli. Il bidello era riuscito a farsi assumere in un altro istituto, una scuola elementare nel centro di Roma. Qui aveva commesso l'ennesimo attacco nei confronti di un bambino.

Si arriva infatti al 2014. A finire nel mirino dell'orco un bimbo del tutto ignaro dei pericoli. Prima i regali, finalizzati a ottenerne la fiducia, poi l'abuso. Dopo aver portato il piccolo in un bagno, il bidello lo aveva abusato.

Fondamentale l'intuito della mamma, che aveva notato dei cambiamenti nel figlio. A seguito della denuncia, arriva l'ennesima condanna: 6 anni di reclusione con interdizione perpetua da ogni servizio in istituzioni frequentate da minori.

Chiaramente l'ultimo caso ha portato gli inquirenti a effettuare dei controlli sulla figura del bidello, ed è grazie a questo che sono emersi i precedenti relativi agli anni passati. Considerata la gravità della situazione, il ministero dell'Istruzione era stato condannato a risarcire con una somma pari a 228.257 euro la famiglia della giovane vittima.

L'intervento della Corte dei Conti

Arriva ora l'intervento del Miur, che intende fare chiarezza sull'oscura vicenda, rivalendosi non solo sul bidello, ma anche sull'allora dirigente dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio, dato che il nome del bidello era rimasto inserito nelle graduatorie del personale Ata.

L'assenza di

controlli ha infatti provocato danni ingenti. "Per anni non sono stati fatti controlli adeguati sui precedenti penali del personale Ata", è quanto denunciato dai magistrati, come riportato da Il Messaggero.

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