I Soumahoro non si arrendono: nuovo ricorso contro le ordinanze

Marie Therese Mukamitsindo e Michel Rukundo chiedono l'annullamento della misura interdittiva al tribunale di Roma. Intanto le indagini sulla gestione delle coop continuano

I Soumahoro non si arrendono: nuovo ricorso contro le ordinanze

Arriverà nei prossimi giorni la decisione del tribunale del riesame di Roma rispetto ai ricorsi presentati dai familiari del deputato Soumahoro e discussi oggi. Marie Therese Mukamitsindo e Michel Rukundo hanno chiesto l’annullamento della misura interdittiva. Nelle scorse settimane il ricorso sul sequestro dei beni era stato invece respinto del riesame di Latina.

I due indagati dicono di aver agito correttamente

Il ricorso di oggi al riesame di Roma segue quello dei giorni scorsi a Latina. Gli avvocati Luca Marafioti e Fabio Pignataro hanno impostato una linea difensiva improntata nel dimostrare che i loro assistiti non hanno commesso gli illeciti contestati. I legali hanno sostenuto la bontà delle condotte dei loro assistiti rigettando l’accusa di evasione fiscale avanzata dai magistrati inquirenti. La procura di Latina, lo scorso mese di dicembre, oltre a sequestrare beni per oltre seicentomila euro ha emesso un provvedimento di applicazione di misure cautelari interdittive del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di 1 anno. Proprio su questo aspetto si concentra il ricorso presentato a Roma da Mukamitsindo e Rukundo. Nei prossimi giorni arriverà il pronunciamento del riesame. Nulla di nuovo sul fronte di Lady Soumahoro che fin dall’inizio di questa vicenda ha scelto un percorso difensivo diverso da quello dei familiari. Nelle scorse settimane, infatti, Liliane Murekatete ha spiegato che nel periodo in cui si concentrano le accuse lei era incinta e non ricopriva ruoli gestionali all’interno delle cooperative di famiglia.

L’indagine prosegue: Finanza al lavoro

Nel frattempo l’indagine prosegue. La procura di Latina continua a indagare sullagestione della cooperativa Karibù che si occupava di accoglienza di migranti e minori non accompagnati. Le accuse principali sono quelle di evasione fiscale e false fatturazioni. Il sistema - in base a quanto ipotizzato - era fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e altri costi ritenuti dagli investigatori inesistenti utilizzati dalla Karibù nelle dichiarazioni per gli anni dal 2015 al 2019.

Ma nelle ultime settimane i magistrati e la guardia di finanza hanno acquisito nuovo materiale legato agli appalti gestiti fino al 2021 da Karibù nei comuni della provincia di Latina. Una massiccia documentazione che potrebbe presto portare a nuovi risvolti.

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