Il giallo dell'ergastolano che ha ucciso due donne. Nordio dispone accertamenti

Il 55enne avrebbe accompagnato l'assassino con la sua auto sul luogo del delitto avvenuto nel catanese per poi riaccompagnarlo a casa. Quando è stato fermato dai carabinieri stava abbandonando la sua abitazione. Ha fatto scena muta

Il giallo dell'ergastolano che ha ucciso due donne. Nordio dispone accertamenti

Sembra che Salvatore La Motta, l’uomo ritenuto il fautore del duplice femminicidio avvenuto ieri nel Catanese, conoscesse le sue vittime. Come si legge in una nota, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, "ha chiesto all'Ispettorato generale di avviare urgenti accertamenti preliminari sui fatti di Catania: il duplice femminicidio che sarebbe stato compiuto da un detenuto ergastolano in permesso premio, che poi si è tolto la vita".

Le indagini

Sotto analisi ci sono adesso i tabulati telefonici, i messaggi e anche i social network usati dal killer e dalle sue vittime. Dal loro incrocio potrebbe infatti emergere il movente che ha portato al duplice femminicidio e al suicidio dell’omicida. Sembra comunque che i tre si conoscessero. Gli investigatori stanno seguendo l’ipotesi che La Motta e la Marino, celibe e madre di due figli, abbiano avuto una relazione in passato, ma dai profili social della donna è emerso che il suo grande amore è un fratello detenuto. In un video postato nel febbraio del 2022 su Tik Tok, attaccava un uomo considerato 'traditore’. In questo contesto, la seconda vittima potrebbe essere stata vista come una persona che ostacolava la relazione. Al momento non ci sono ancora conferme ufficiali e le indagini proseguono.

Intanto però i filmati registrati dalle telecamere di sicurezza presenti nelle zone dei due omicidi sono al vaglio degli investigatori. I carabinieri hanno acquisito le immagini delle telecamere di un'area di servizio in cui si vede il primo delitto: Melina Marino è a bordo della propria auto parcheggiata lungo la strada, e l'omicida, dopo essere sceso dal veicolo guidato da un'altra persona, raggiunge velocemente la donna che siede sul lato guidatore. Nel filmato si vede poi l’uomo aprire la portiera dal lato del passeggero e fare fuoco, colpendo la donna al volto, uccidendola.

L'autista del killer

Luciano Valvo, pregiudicato di 55 anni, è stato fermato perché ritenuto complice del killer. La procura distrettuale della Repubblica di Catania, "all'esito di serrate e complesse indagini dalla stessa coordinate e svolte dai carabinieri della compagnia di Giarre, supportati dal Nucleo Investigativo del comando provinciale carabinieri di Catania", ha disposto il fermo nei confronti del 55enne in quanto "gravemente indiziato di aver concorso" con Salvatore La Motta, 63 anni, nell'omicidio di Melina Marino, la donna uccisa nella mattinata di ieri nel comune di Riposto con un colpo di pistola al volto. Poco dopo un altro corpo di donna, appartenente alla 50enne Santa Castorina, era stato rinvenuto in via Roma, poco lontano da Villa Pantano.

Secondo quanto emerso fino a questo momento dalle indagini, l’uomo che è stato fermato avrebbe accompagnato a bordo della sua auto, una Volkswagen Golf di colore nero, il presunto killer sul luogo del delitto, nella zona portuale di Riposto. Dopo l’assassinio, Valvo avrebbe riaccompagnato a casa l’omicida. Il presunto complice è stato bloccato dai militari mentre stava abbandonando la propria abitazione. Nell'interrogatorio davanti al sostituto procuratore il sospettato ha preferito fare scena muta e si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande. Intanto, l'uomo è stato trasferito presso il carcere di Catania.

Il duplice femminicidio

Il cadavere della Marino era stato trovato nei pressi del porto turistico, uccisa con un proiettile alla testa dopo aver fatto benzina. Poco dopo un altro corpo di donna, appartenente alla 50enne Santa Castorina, era stato rinvenuto in via Roma, poco lontano da Villa Pantano. Anche la seconda vittima era stata uccisa con un colpo di pistola al capo. Verso mezzogiorno, Salvatore La Motta si era poi presentato fuori dalla caserma dei carabinieri di Riposto, con in pugno una pistola, affermando di volersi costituire. Nonostante il tentativo da parte dei militari di convincerlo ad abbandonare l’arma e a non commettere alcun gesto insensato, il 63enne aveva infine puntato la pistola alla testa e premuto il grilletto.

Perché l'omicida era libero

Il presunto killer delle due vittime era un detenuto a cui era stata concessa la detenzione in semi libertà che stava usufruendo di una licenza premio. Proprio ieri avrebbe dovuto fare rientro nel carcere di Augusta, nel Siracusano. La Motta era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise e d’Appello di Catania per associazione per delinquere di stampo mafioso per gli omicidi di Leonardo Campo e Cosimo Torre.

Il 63enne era stato accusato di essere uno dei componenti del “gruppo di fuoco” che il 4 gennaio del 1992 aveva ucciso il 69enne Leonardo Campo. Secondo gli investigatori, era una dei capi storici della malavita di Giarre.

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